ADDIO ALITALIA

Ita decolla ma il conto lo pagano i cittadini

di Ernesto Auci

I contribuenti italiani, anche quelli a basso reddito che non hanno mai preso l’aereo, hanno pagato un conto salatissimo negli ultimi dieci anni per far volare la nostra compagnia di bandiera sui cui aerei salgono in genere le persone con maggiori risorse economiche. Un intreccio di arroganza sindacale e di viltà politiche ha portato avanti fino a consunzione una compagnia aerea come Alitalia, che per vari motivi non riusciva a stare economicamente in piedi. Ora il giocattolo si è rotto. La compagnia di fatto è fallita. Al suo posto è nata una nuova compagnia, la Ita, che, secondo le prescrizioni di Bruxelles non è in continuità con la vecchia Alitalia, ma inizia un percorso del tutto nuovo assumendo in prima battuta solo 2.800 dipendenti dei 10.500 che ancora lavorano (in cassa integrazione) nella vecchia Alitalia. Se le cose andranno bene, fra tre anni i dipendenti potranno salire ad oltre 5.700. La nuova Ita è presieduta da un manager di valore come Alfredo Altavilla, che per anni ha condiviso i successi di Marchionne nella Fiat, e non ha alcuna intenzione di continuare a far vivere la nuova compagnia sulle spalle dello Stato italiano (cosa peraltro espressamente vietata dalla Ue), per cui oltre a partire con un numero di persone ridotto e solo 52 aerei noleggiati da Alitalia, ha chiesto ai sindacati di definire un nuovo contratto di lavoro che possa assicurare all’azienda massima efficienza e costi ridotti, cioè in linea con quelli della concorrenza. I sindacati si aspettavano una tale richiesta e tuttavia non hanno abbandonato le vecchie abitudini per cui hanno cercato di rivendicare la continuità aziendale con la vecchia compagnia ormai fallita, salvaguardando così anche i privilegi economici per il personale che verrà assunto, non compatibili con il tentativo per rendere Ita una società profittevole. Da metà ottobre, quindi, la nuova Ita prenderà il volo. Non tutto è risolto. Ci sono aperte le questioni sindacali e le trattative per l'affitto dei 52 aerei di Alitalia. Poi ci saranno da fare le scelte per il rinnovo della flotta e per l'eventuale acquisto dalla vecchia azienda dei servizi di manutenzione e di gestione a terra. Per il contribuente la vicenda non è conclusa. Ita parte con un capitale fornito dallo Stato il quale dovrà occuparsi del personale che non verrà riassunto. In più, ci sono da sistemare partite come quella del rimborso dei biglietti venduti. Lo Stato ha stanziato 100 milioni. La vicenda Alitalia dovrebbe lasciarci oltre ad un mucchio di debiti, un insegnamento: i ritardi nell'intervenire su società in crisi provocano solo il prolungamento di una agonia e scaricano gli oneri sulle spalle dei cittadini.

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