LUCI E OMBRE

L'industria riparte il virus spaventa

di Antonio Troise

La ripresa c’è. Migliore rispetto alle stime più positive. Gli imprenditori sono tornati a investire e a scommettere sulle rispettive aziende. Gli italiani hanno ripreso a circolare, anche se ancora con mascherine e distanziamenti. Si comincia a intravedere anche qualche spiraglio positivo sul fronte dell’occupazione. L’ultimo bollettino della Confindustria, tradizionale punto di osservazione sull’economia reale, ci consegna l’istantanea più fedele della ripartenza dell’Azienda Italia, dopo l’anno orribile del lockdown. La produzione industriale è tornata a crescere in quasi tutti i settori, ad eccezione della moda. Il via libera ai licenziamenti dopo il lungo blocco dettato dalla crisi della pandemia, non si è trasformata nella valanga di disoccupati temuta dai sindacati. Anzi, le industrie manifatturiere sono tornate ad assumere, sia pure con contratti a tempo determinato. Per gli altri, quelli «indeterminati» la strada per recuperare i 400 mila posti bruciati dal Covid è ancora lunga. Tutto bene, allora? Ancora no. Perché sulle prospettive della ripartenza pesano, come un macigno, l’aumento dei contagi e il fiorire delle varianti. Oltre alla famigerata Delta, che ha ormai conquistato mezzo mondo, ce ne sono altre in agguato. La battaglia contro il virus è tutt’altro che vinta. È vero che vaccini e campagna di immunizzazione sono le armi più importanti per uscire dal tunnel della più grave pandemia degli ultimi 80 anni. Ma è anche vero che fino a quando la guerra non sarà vinta neanche l’economia potrà dirsi al sicuro. Vietato sbagliare.

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