L’EDITORIALE

L'Italia che cresce è ancorata all'Europa

di Carlo Pelanda

L’erogazione dei denari europei è condizionata all’attuazione di riforme - 53 per l’Italia di cui 10 entro il 2021 - e alla dimostrazione che i soldi vengono spesi in modi conformi alla Ue. Qualora ci fosse un’inadempienza, l’erogazione verrebbe sospesa. Per questo il governo sta sia rendendo frequenti gli appelli alla politica di rendersi conto di quanta consistenza tale programma richieda, sia costruendo una struttura di controllo centralizzata, al ministero dell’Economia, e potenziando la capacità dei singoli ministeri di spendere bene e rapidamente i soldi nel rispetto delle tappe del cronoprogramma: 191 miliardi, più altri 20 o più nazionali, entro il 2026. Molti sono i dubbi. Ma il governo, appunto, si sta organizzando per riuscirci. Ci sono poi perplessità al riguardo di una condizionalità che impone dall’esterno i contenuti dei programmi, togliendo sovranità. In effetti il condizionamento è pesante. Ma stanno aumentando gli investimenti stranieri in Italia perché è considerata una «zona sicura», status che fino a poco fa non aveva agli occhi del mercato internazionale. Ciò succede perché l’Italia a conduzione Draghi si è conformata alle richieste Ue e mostra una certa efficienza di governo. Un risultato che non va solo valutato in termini di flussi di denaro europeo a debito (che in gran parte dovrà ripagare), ma anche al vantaggio che offre sul piano dell’attrazione di capitali privati esteri. A livello geopolitico il peso del nostro Paese realisticamente può crescere nella Ue solo proseguendo sulla strada dell’euroconvergenza.

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