L’editoriale

L’Ue rimette in gioco il nucleare

di Fabiana Luca

Rinnovabili sì, ma non bastano. A Bruxelles crolla definitivamente, nonostante le proteste di Greenpeace, ogni tabù rimasto sul ruolo dell'energia dell'atomo nella decarbonizzazione dell'economia come fonte stabile e a basse emissioni. «Possono esserci opinioni diverse tra gli Stati membri, ma le tecnologie nucleari possono svolgere un ruolo importante nella transizione verso l'energia pulita», ha scandito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenendo al primo vertice internazionale sull'energia nucleare. Dall'Asia agli Stati Uniti, passando per l'Europa. Il summit - promosso dal primo ministro belga e presidente di turno dell'Ue, Alexander De Croo, e dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) - ha portato a Bruxelles oltre trenta delegazioni e trecento amministratori delegati nella capitale belga, a pochi passi dall'Atomium, struttura simbolo della capitale belga che rappresenta l'atomo. Con l’obiettivo di convergere sugli impegni e soprattutto prendere atto della necessità di sbloccare nuove risorse pubbliche e private per andare in questa direzione. Tutti d'accordo nella dichiarazione finale di dover abbandonare «ogni approccio ideologico» alla questione energetica e di dover fare «affidamento su qualunque fonte di energia a basso contenuto di carbonio» per la transizione, come sottolineato dal premier De Croo e dal direttore generale dell'Aiea, Rafael Mariano Grossi. Non una sorpresa. L'ampia partecipazione al Summit - per l'Italia c'era il ministro degli Esteri, Antonio Tajani che ha sottolineato come, per la transizione climatica sia per l'indipendenza energetica, è giusto guardare alle nuove frontiere del nucleare - suggella nei fatti un rinato interesse di molti Paesi Ue per il nucleare e, in particolare, sul cosiddetto nucleare di «quarta generazione». I mini reattori modulari a cui guardano con interesse sia Bruxelles che Roma. «Sono una tecnologia promettente», ha riconosciuto von der Leyen, incalzando i governi anche a valutare un'estensione della vita delle centrali nucleari esistenti. A trainare questo slancio da un lato la guerra energetica della Russia, che costringe Bruxelles a ripensare il mix energetico per abbandonare le fossili; dall'altro, la pressione della Francia che negli ultimi anni ha lavorato a Bruxelles per far riconoscere il ruolo dell'atomo nella politica energetica e ambientale dell'Ue (per sbloccare finanziamenti in questa direzione). Riuscendoci, in buona parte. Parigi ha ottenuto solo negli ultimi mesi un riconoscimento del nucleare per la produzione di idrogeno a basse emissioni e il lancio da parte dell'esecutivo Ue dell'alleanza industriale che porterà al primo reattore modulare di produzione europea entro il 2030. «Le risorse sono cruciali per espandere la diffusione dell'energia nucleare in Europa: dobbiamo mettere in campo la Banca europea per gli investimenti», ha ribadito il presidente Macron, confermando che sarà Parigi a ospitare il prossimo vertice sul nucleare.

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