POSTA IN GIOCO

La corsa in salita del nuovo governo

di Antonio Troise

I margini di manovra sono stretti. Strettissimi. Così come il tempo a disposizione per approvare la legge di Bilancio entro il 31 dicembre e scongiurare l’esercizio provvisorio. Insomma, il cammino del sempre più probabile governo Meloni parte in salita anche sul fronte dell’economia. I nodi da sciogliere sono tanti e tutti importanti. A cominciare dal caro-bollette. Oggi l’Arera, l’autorità che vigila sul settore, comunicherà le nuove tariffe per famiglie e imprese. E c’è chi azzarda una nuova stangata del 60%. Bisognerà poi fare i conti con un’economia che ha perso la spinta degli ultimi mesi e potrebbe, addirittura, tornare su un terreno negativo. Ieri, l’esecutivo, ha approvato la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, fortemente ridimensionando la crescita economica per il 2023: se tutto andrà bene, difficilmente il Pil riuscirà a superare quota +0.7%, per effetto dell’aumento dei prezzi e della guerra in Ucraina. Ma sono molti gli istituti internazionali che prevedono un segno meno. Anche il deficit torna a salire, attestandosi a ridosso del 5%, rispetto al 3,9% programmato in primo momento. Mentre l’inflazione dovrebbe scendere fino al 3,9%, dimezzandosi rispetto ai valori del 2022. Con questi numeri, la dote a disposizione dell’esecutivo che subentrerà a Mario Draghi per costruire la prossima legge di Bilancio senza ricorrere a scostamenti del deficit si attesta, più o meno, sui 20 miliardi. Una cifra che è meno della metà rispetto a quella che, al netto degli interventi sulle pensioni e sulla flat tax, servirebbe al nuovo governo per dare un segnale forte sul fronte della politica economica. Ma c'è di più. Il nuovo governo dovrà riconquistare sul campo quella dote di «autorevolezza» riconosciuta a Draghi durante i suoi 18 mesi a Palazzo Chigi. Non a caso, nelle ultime ore, è circolata con insistenza l'ipotesi di una legge di Bilancio scritta a quattro mani, quelle dell'ex e quelle del nuovo premier. Un modo anche per rassicurare i mercati e, soprattutto, evitare scossoni speculativi in una situazione già carica di tensioni. Ieri il prezzo del gas, per esempio, è tornato a volare dopo l'attacco (o il sabotaggio) al gasdotto North Stream, la più importante infrastruttura per il trasporto dell'energia in Europa. Insomma, sarà proprio l'economia il banco di prova decisivo per il destino del nuovo esecutivo, quello sul quale si misurerà non solo la sua capacità di tenuta politica ma anche la sua efficacia nel portare avanti interventi concreti. Sapendo fin da subito che il tempo a disposizione è molto stretto e che oggi più che mai occorre una vera «terapia d'urto» per dare risposte immediate alle aziende costrette a chiudere per il caro bollette o alle famiglie che hanno seri problemi a far quadrare i conti a fine mese.

Suggerimenti