OLTRE LE PAROLE

La grande promessa di Mario Draghi

Al tempo del Coronavirus le parole valgono quanto gli esempi. Se poi a esprimersi sono i rappresentanti delle istituzioni, il diritto a prenderli sul serio per chi ascolta è pari al dovere della verità per chi parla. Le illusioni, le promesse, i «faremo» non sono contemplati nell’epoca della grande sofferenza. Perciò il «mai più» che il premier, Mario Draghi, ha pronunciato senza retorica a Bergamo, va considerato non un semplice augurio, bensì l’indizio e, si spera, l’inizio di una svolta per la politica. Mai più accadrà che i nostri anziani e le persone fragili non saranno adeguatamente assistiti e protetti, ha assicurato Draghi. «Lo Stato c’è e ci sarà», ha detto a braccio, definendo lui stesso un «impegno solenne» quello preso nel giorno della memoria delle oltre centomila vittime del Covid. Ma questo impegno solenne deve andare ben oltre la pandemia. Il mai più deve riguardare non solo l’obbligo di ricordare, per non ripetere, ma anche il dovere della ricostruzione economica e morale del Paese. Quel sentimento collettivo che spinse la generazione del dopoguerra a rimboccarsi le maniche per rimettere l’Italia in cammino. Quella coscienza nazionale che guidò la classe politica di allora, non meno conflittuale di quella di oggi, eppure consapevole che l’unità doveva prevalere sulle divisioni e sulle rovine. Oggi come allora alla politica si richiede la visione di una certa idea dell’Italia, libera dal virus e di nuovo intraprendente in economia. È proprio il compito di quello «Stato che ci sarà» evocato da Draghi.

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