Nuove pensioni. La riforma in cantiere

di Antonio Troise

Partiamo dal dato più sicuro: l'addio a quota cento, la riforma che ha consentito a oltre 400 mila persone di lasciare il lavoro con 62 anni e 38 di contributi, non corrisponderà al ritorno alla legge Fornero, con l'innalzamento dell'età a 67 anni. Uno «scalone» che tutti vogliono evitare. Il primo passo, molto probabilmente, sarà l'introduzione della cosiddetta «super-Ape» sociale, il meccanismo che consente a chi ha svolto attività usuranti di lasciare il lavoro a 63 anni con almeno 36 anni di contributi. La norma già esiste. Ma ha funzionato male soprattutto perché ha ristretto di molto il numero dei potenziali lavoratori. A partire da gennaio, il numero dei lavori gravosi sarà più che triplicato, da 65 a 203. Nell'elenco anche categorie come benzinai, macellai, bidelli, insegnanti delle elementari e molti altri, finora escluse. L'ampliamento è stato deciso da una commissione sulla base di parametri tecnici. Ora parola al governo. Ma è difficile che la partita delle pensioni possa chiudersi qui. È vero che al ministero dell'Economia hanno già messo le mani avanti spiegando che in cassa non ci sono abbastanza quattrini per prorogare all'infinito Quota Cento. Ma è anche vero che non si può lasciare che le cose tornino come prima, con un aumento dell'età pensionabile così repentino. Ben venga la Super-Ape. Ma a patto di fare al più presto chiarezza sulle nuove norme. Sarebbe pensante aprire una nuova stagione di incertezza su un settore così delicato come quello delle pensioni.

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