L’editoriale

Pochi figli? Più aiuti alle famiglie

di Stefano Valentini

L’era della «glaciazione demografica», come l’hanno battezzata gli studiosi, non potrebbe essere più vicina: appena 16 anni ci separano dalle gelide previsioni della fondazione NordEst, che stima per il 2040 il calo di ben 2,3 milioni di residenti nel solo Settentrione a causa della perdurante denatalità. Qui si parla della crescita sotto la soglia minima ormai ripetuta, di anno in anno, con la media inchiodata a 1,2 figli per coppia, un dato incapace di assicurare il ricambio generazionale. Che invece è garantito con almeno due eredi per famiglia. Una media che manca da troppo tempo nell’intero Paese, ma il cui risvolto economico avrebbe le conseguenze peggiori nella vasta area più produttiva e industriale d’Italia, dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte all’Emilia-Romagna. Meno italiani significa meno forza lavoro con ricadute immediate sui consumi e, in non lontana prospettiva, sulle pensioni. Ma ne risentirebbe il funzionamento di tutti i servizi essenziali per la collettività, a cominciare dalla sanità: l’affievolirsi in un tempo così rapido delle risorse, e di conseguenze delle tasse, comporterà l’inevitabile taglio degli investimenti da parte dello Stato. Nessun settore escluso. Senza una decisa e sempre auspicata dalla politica -ma più a parole che con atti e fatti concreti- inversione di tendenza delle nascite, senza un'oculata e regolata gestione delle migrazioni (anch'essa promessa di governo in governo, ma disattesa), l'infausto destino appare segnato. Lo studio della fondazione si basa sulla rielaborazione dei dati Istat 2023, dunque una proiezione attualissima e forte di numeri incontestabili. Secondo i quali, se non arriverà una svolta, si perderanno 143mila "unità" già in un anno, il prossimo, e nel solo Nord. Per sette anni di fila. In realtà, nulla sarebbe ineluttabile, se il governo e le istituzioni preposte indicassero una strategia e la attuassero con costanza e determinazione. Altri Paesi, come Germania e Francia, si sono già trovati nello stesso nostro inverno demografico, ma hanno voluto e saputo reagire con politiche che hanno alzato l'altrettanto basso tasso di fertilità. Organizzando, inoltre, e non subendo il fenomeno dell'immigrazione, e puntando molto sui giovani. L'inclusione sociale ed economica anche degli stranieri europei attratti dalle opportunità di lavoro e di crescita offerte, specie nella società tedesca, ha contribuito a modificare la tendenza negativa. Ma pure la Francia, il Paese che oggi fa più figli in Europa, è riuscita a risalire nelle nascite grazie a iniezioni di vigorosa fiducia, che lo Stato ha dato con politiche di sostegno alla condizione di genitore. Fare figli, quasi un investimento, incoraggiato e protetto anche con servizi importanti per madri e padri, sul futuro comune. Da noi si sprecano le discussioni ideologiche sul concetto di famiglia, ma nella pratica poco si fa per il bene più rilevante da valorizzare: i figli.;

Suggerimenti