Renzi punta tutto sull'economia

Non è un caso che, anche in sede europea, il presidente del Consiglio difenda con molta forza la legge di Stabilità. Con l'approvazione da parte del Senato del progetto di revisione costituzionale, infatti, il tema della «Grande Riforma» passa in secondo piano rispetto all'economia. È vero che da qui al referendum popolare confermativo Renzi deve incassare ancora due «sì» della Camera e uno del Senato al disegno di legge Boschi, ma è pur vero che le modifiche apportate a Palazzo Madama ormai sono blindate e la partita è chiusa. Lo scontro politico su questo tema è rinviato all'autunno 2016, quando andremo alle urne per dire sì o no alla revisione costituzionale. In questo modo esce di scena una delle due grandi protagoniste di questa legislatura nata sotto il segno della crisi. Nel 2013 il Parlamento e il governo erano chiamati ad affrontare il riassetto istituzionale e a fronteggiare una situazione economica molto precaria. Da allora, le Camere hanno quasi chiuso il capitolo della riforma costituzionale, ma il percorso verso la ripresa economica è stato faticoso ed è ancora lontano dall'essere completato. Gli indicatori del Prodotto interno lordo e dell'occupazione non sono tornati ai livelli precedenti alla grande crisi, anche se il monte degli interessi che lo Stato deve pagare sui suoi titoli è diminuito, anche grazie all'intervento della Banca centrale europea. Altri fattori (come ad esempio il prezzo del petrolio) fanno percepire come questa sia la «finestra d'opportunità» da sfruttare per rilanciare il Paese. Un'occasione che non durerà molto a lungo. Per questo, l'economia diventa ora il tema principale, la «ragione di vita», della legislatura e del governo. Se i miglioramenti saranno consistenti e percepiti dagli italiani, arriveranno anche indicazioni elettorali ben precise; diversamente, ne arriveranno delle altre. Il ciclo economico può avere un'influenza su quello politico. Il primo test elettorale importante sarà in tarda primavera con le amministrative. Alcuni casi, come quello di Roma, hanno caratteristiche molto particolari, legate più a fatti locali di notevole importanza che a tendenze nazionali, ma nel complesso il voto del 2016 (preludio al referendum costituzionale d'autunno) sarà una cartina di tornasole per verificare l'impatto delle misure del governo sulla situazione economica di imprese e famiglie. Renzi ha puntato molto su questa manovra, in termini di consenso e di credibilità

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