EDITORIALE

Riscossa dell'Italia. Tocca ai giovani

La storia siamo noi, cantava De Gregori. La storia siete voi, sentenzia il Presidente, Sergio Mattarella, nel suo discorso alla Nazione, nel Cortile d’Onore del Quirinale, citando il cantautore romano ma rivolgendosi ai giovani, che devono «costruire il futuro» sulle macerie della pandemia. Così come, esattamente il 2 giugno di 75 anni fa, è toccato ai loro nonni e bisnonni ricostruire l‘Italia sulle macerie della seconda guerra mondiale. C’è voglia di ripresa. Nelle piazze che si riempiono, nella gente che torna ad affollare le strade, nei dati che arrivano da un’economia che ha invertito, un po’ a sorpresa, il suo trend mettendo in mostra un timido segno più nel primo trimestre dell’anno. Forse anche per questo il tradizionale discorso del Capo dello Stato, che l’anno scorso aveva simbolicamente scelto Codogno per la celebrazione della festa della Repubblica, è ispirato ad un incoraggiante ottimismo. Ma non è affatto un ottimismo di facciata. Mattarella ricorda le tappe più importanti della storia recente, di un Paese che riesce a dare le prove migliori nei periodi più difficili. È stato così negli anni della Costituente, poi durante la prova di forza degli anni di piombo, nel grande percorso delle riforme economiche, culturale e sociali dal 1946 a oggi che hanno portato l’Italia nel ristretto club delle economie più forti e delle democrazie più solide. Ed è stato così anche nella prova del Covid, con i tanti italiani che sono arrivati anche all’estremo sacrificio per garantire assistenza ai propri concittadini. È proprio il parallelismo fra stagione del dopoguerra e quella che saremo chiamati a vivere oggi, il cuore del discorso del Presidente. È vero che si intravede un po' di luce in fondo al tunnel. Ma è altrettanto vero che per voltare pagina occorre uno scatto. «Nulla sarà come prima», incalza Mattarella. Nei prossimi anni l'Italia sarà chiamata ad affrontare sfide ineluttabili, dalla digitalizzazione alla sostenibilità, dall'ambiente alla sanità, dalla difesa dei diritti e del principio di «uguaglianza sostanziale» alla necessità di un nuovo welfare. Per troppi anni l'Italia non è stato un Paese per giovani. Ma toccherà a loro rimboccarsi le maniche per risalire la china e ricostruire il futuro per l'intero Paese, ridisegnando un nuovo patto intergenerazionale. È arrivato il momento della chiamata ad un nuovo senso del dovere e della responsabilità collettiva. Il miracolo è già avvenuto in passato. Dobbiamo essere tutti capaci di ripeterlo.

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