Scuola: il peso di 100 mila posti

Buona o cattiva che sia, la scuola avrebbe diritto a non diventare terreno di scontro politico. Quanto sta accadendo in questi giorni è invece il contrario: non solo e non tanto perché in gioco c'è un posto di lavoro per centomila precari, ma soprattutto perché ai contenuti della riforma nessuno nel Palazzo sembra interessato più di tanto. Tutto sembra ridursi, insomma, all'ennesima battaglia della logorante guerra di posizione tra il governo Renzi e le opposizioni (quelle parlamentari e più ancora quelle che il premier si ritrova tra le mura di casa).La fase-due annunciata dal presidente del Consiglio dopo l'esito per lui deludente della tornata elettorale non comincia certo nel migliore dei modi. L'intenzione di «riprendersi il partito» si sta arenando nel pantano di maggioranze traballanti e il Renzi stratega paga lo scotto della scarsa consuetudine con i compromessi o con vere e proprie manovre di palazzo. L'accusa che gli viene mossa di utilizzare la clava dello stop alle assunzioni da lui stesso promesse sarà pure strumentale, ma di certo non viene adeguatamente smentita dalla gestione dell'iter della riforma da parte dell'esecutivo. I posti di lavoro non possono essere merce di scambio e nemmeno apparire come tali (come invece sta accadendo). Il risultato è che l'esigenza di metter mano all'affaticato, spesso letteralmente fatiscente ecosistema della scuola italiana passa in secondo piano e rischia di allontanarsi nel tempo. Ed è un prezzo troppo alto per un Paese che ha un disperato bisogno di uscire dall'apatia e della certezza di poter contare su giovani in grado di cogliere le opportunità che, malgrado tutto, persino una crisi epocale come quella da cui stiamo uscendo può offrire.La scuola, dunque, come laboratorio di cambiamento della società e non di una maggioranza. Dovrebbe esser chiaro per tutti, governo e opposizioni (esterne e interne), ma, come si vede, non è così che sta andando. Renzi, indebolito dal voto amministrativo delle regionali, mostra d'aver perso smalto e forse per lui non c'è davvero un «piano B»: la macchina che ha messo in moto non ha nei freni il suo punto di forza. Di mediatori in giro non se ne vedono e la prospettiva dell'ennesima fiducia prende forza di ora in ora. Ma, comunque vada, per l'ennesima volta non ci saranno vincitori e vinti, almeno in Parlamento.Gli unici sconfitti finiranno per essere i ragazzi che aspettano la nuova scuola che sta nascendo nel peggiore dei modi.

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