Raduno Salvini

Sovranisti tra Europa e governo

di Stefano Valentini

Va in scena il nuovo sovranismo che vuole costruire un’alternativa al tradizionale europeismo. A sei mesi dal voto europeo, tra il 6 e il 9 giugno 2024, da Firenze è partita una doppia sfida nazionale e continentale. A lanciarla è stato Matteo Salvini, nei panni sovrapponibili di leader della Lega e vicepresidente del Consiglio, che ha radunato 12 formazioni di destra radicale (dalla francese Marine Le Pen all’olandese Geert Wilders, entrambi intervenuti con videomessaggi), nella speranza di convincere la coalizione italiana di destra-centro a un’alleanza diversa in Europa. In pratica, di sostituirsi ai socialisti nella coalizione con popolari e liberali che governa e potrebbe tornare a governare l’Ue. Il tentativo è prendere consensi da destra a Fratelli d’Italia, mettendo la leader del partito e a sua volta presidente del Consiglio, di fronte a una scomoda contraddizione: come fa a governare a Roma col centrodestra per poi accarezzare l’eventuale prospettiva di governare a Bruxelles con il centrosinistra? Allo stesso tempo, sull’onda crescente dei partiti euroscettici, ostili ai migranti e al fondamentalismo islamico nell’Ue, il leader della Lega punta a costruirsi una sua piattaforma in Italia. Ma per lui non sarà facile farsaccettare dai popolari europei, dove siede l’altro vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, con Forza Italia. Né spostare l’asse conservatore guidato dalla Meloni in Europa - oggi all’opposizione del governo di Bruxelles, domani non si sa - su posizioni così diverse. Diverse, più ancora che con la Le Pen, che negli ultimi tempi sta scoprendo moderazione sperando di vincere in Francia, rispetto a movimenti come l’Afd in Germania o simil-partiti dell’Est europeo. Non solo per una pur differente identità e maniera estrema di esprimerla. È soprattutto un problema di linea: se la destra italiana di Meloni è schierata con l’Ucraina e l’Occidente, le destre radicali straniere hanno spesso preso posizione a favore di Putin e contro la politica degli Stati Uniti, il principale alleato Ue. Ma a Bruxelles il governo di domani dovrà fondarsi e misurarsi proprio sulle scelte geopolitiche ed economiche che rappresenteranno, non meno dell’identità culturale e del rispetto dei diritti della persona, il vero destino dell’Europa. E comunque non saranno i laboratori di Firenze o di altrove, ma il voto degli europei a stabilire chi li governerà nel 2024.

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