L’obiettivo

Superbonus cercasi soluzione

di Antonio Troise

Non sappiamo ancora se, con un blitz a fine anno, alcuni dei partiti che sostengono l’attuale maggioranza, riusciranno a inserire nelle pieghe del decreto mille-proroghe o in qualche altro provvedimento, lo slittamento della scadenza del 31 dicembre per il Superbonus 110%. Oltre questa data, per i condomini che non hanno completato i lavori, scatterà la tagliola prevista dal governo, con una riduzione del beneficio al 70%. Il che significa, in soldoni, che toccherà ai proprietari degli immobili mettere mano al portafoglio e coprire la quota mancante, pena la perdita totale del contributo. Una situazione delicata che riguarda anche decine di migliaia di imprese che rischiano di dover chiudere i battenti lasciando a spasso un esercito di lavoratori. È verissimo quello che continua a ripetere il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sulla «tossicità» di un incentivo che costerà circa 150 miliardi di euro ai contribuenti. Più o meno quello che spendiamo ogni anno per il sistema sanitario. Una montagna di denaro che non possiamo più reggere, soprattutto perchè nel frattempo sta per tornare il vigore il Patto di Stabilità (con le vecchie o le nuove regole) insieme con i vincoli sul deficit. La scelta del governo di fermare un’emorragia di risorse praticamente senza limiti, è stata perciò giusta. L’incentivo, del resto, era nato in un mondo completamente diverso, alle prese con il Covid e con una crisi economia simile per molti aspetti a quella di una guerra mondiale. Ora che le condizioni si sono, per fortuna, modificate, pensare di dare un contributo maggiore dei 10% rispetto alla spesa sostenuta, è davvero fuori dalla realtà. Ora, però, il problema è di gestire l’eredità del passato e, soprattutto, una delicata fase transitoria dalle vecchie alle nuove regole. Al netto delle truffe e dei raggiri che pure non sono mancati su questo fronte, il Superbonus è stato uno strumento utilizzato dalla stragrande maggioranza di contribuenti in maniera corretta e, soprattutto, rispettando la legge. Insomma, nessun abuso. Spesso, se i lavori hanno registrato ritardi, è stato anche a causa delle difficoltà degli istituti di credito di smaltire la grande massa della cessione dei crediti di imposta dovuti agli sconti in fattura. Bisogna, in pratica, trovare una soluzione equilibrata e pragmatica che consenta di rendere meno pesante l’uscita dal regime del Superbonus per migliaia di famiglie, in particolare quelle che hanno ormai superato il 60% dei lavori. Una delle soluzioni prospettate è quella di dare qualche giorno in più ai tecnici per presentare la documentazione sullo stato di avanzamento delle attività. Un’altra è quella di prorogare le scadenze fino ad aprile per chiudere i cantieri. Tutto dipenderà, ovviamente, dalle compatibilità finanziarie dettate dal bilancio pubblico. Ma sarebbe davvero ingiusto fare finta che il problema non esiste e voltare lo sguardo dall’altra parte del Superbonus. 

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