L’editoriale

Trump e il piano sull’Ucraina

di Federico Guiglia

Non ci sono riusciti l’Unione europea, la Turchia, il Papa, né due anni di trattative diplomatiche d’ogni tipo non certo a Mosca (Vladimir Putin si rifiuta d’incontrare chiunque lo esorti a fermarsi), ma dietro le quinte. Eppure, per porre fine alla guerra in Ucraina, che ha superato ogni genere di crimine e di orrore, Donald Trump, che secondo i pronostici ha buone possibilità di tornare alla Casa Bianca, avrebbe un piano segreto per risolvere tutto «in 24 ore». In cambio della Crimea e del Donbass ceduti alla Russia - rivela il Washington Post -, quel che resta dell’Ucraina andrebbe agli ucraini, e poi tutti amici (o nemici) come prima. Territori è il prezzo della pace. La cosa più credibile di un simile piano, che viene smentito con forza dai più stretti collaboratori trumpiani, sarebbero le 24 ore che si prevedono per poterlo realizzare. E che, in effetti, basterebbero a Putin per accettare che diventi «di diritto» ciò che ha fatto, in spregio a ogni regola internazionale: l’occupazione armata quale fonte che legittima l’acquisizione di territori di un altro Stato a tutto beneficio dell’aggressore. Il riconoscimento di un nuovo diritto finora sconosciuto nel mondo: il diritto all'annessione per chi ha il missile più forte. Ma è ciò che denunciano gli ucraini nella difficile salvaguardia della loro Patria: la mancanza di 25 sistemi di difesa aerea "Patriot" per salvare il Paese. «Ci servono i missili ora, così non ci sarà bisogno di usarli in futuro sull'intero fianco orientale della Nato», è il drammatico appello che il presidente, Volodymyr Zelensky, ha lanciato ai Paesi che lo sostengono. Come dire: se cadiamo noi, domani in prima linea sarete voi. L'appello è rivolto in particolare agli Stati Uniti: «Senza l'aiuto del Congresso, l'Ucraina perderà». Zelensky allude ai 60 miliardi di dollari promessi, ma bloccati dal braccio di ferro tra repubblicani -contrari, a fronte di altre priorità interne come l'immigrazione- e democratici. Ma se il piano-Trump è quello riportato, saremmo al paradosso. Prima i suoi legislatori frenano l'aiuto decisivo perché Kiev possa resistere. Poi, abbandonata l'Ucraina alla sua sorte, il possibile prossimo presidente americano certificherebbe la sopraggiunta vittoria di Putin il conquistatore. Per ora è solo uno scenario, rivelato e smentito, ma comunque opposto a quello dell'attuale presidente, Joe Biden, e dell'Europa. Scenario che poggia su due pilastri ben diversi: dovranno essere le vittime, l'Ucraina, a decidere del loro destino, ossia quale pace sottoscrivere. E per arrivare a quel giorno da tutti auspicato, e trattare con Putin, gli ucraini devono essere padroni del loro territorio. «Dobbiamo consentire a Kiev di raggiungere un risultato accettabile al tavolo dei negoziati», dice il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Un compromesso giusto, non la resa all'invasore. www.federicoguiglia.com

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