Un matrimonio di convenienza

La decisione di Berlusconi di partecipare alla manifestazione leghista a Bologna è stata commentata in modi molto diversi. C'è chi vi ha visto un segno di resa dell'ex premier nei confronti di Salvini e di un Carroccio che, nei sondaggi, appare più forte del partito del Cavaliere. Per contro, alcuni hanno rovesciato la prospettiva, sottolineando come a sud di Roma le possibilità espansive della Lega siano ancora molto limitate e non permettano a Salvini di andare da solo a sfidare Renzi alle prossime elezioni. L'ipotesi più probabile è che quello fra i due leader sia un «matrimonio di convenienza». Nel quadro politico che si è delineato è probabile che il ballottaggio con l'Italicum sia fra il Pd di Renzi e il Movimento 5 Stelle. L'unica possibilità che le forze di centrodestra hanno di inserirsi nella competizione e di partecipare al secondo turno è presentarsi unite. Così, anche se i programmi di Forza Italia e Lega differiscono in alcuni casi non marginali (l'euro, la collocazione nelle famiglie politiche europee, alcune posizioni in tema di diritti civili) è opportuno lasciare in secondo piano ciò che divide per puntare sulla ricostituzione di un'alleanza politica. Il problema di Berlusconi è quello di non potersi proporre di nuovo come candidato a Palazzo Chigi: pur restando «padre nobile» di un nuovo centrodestra, dovrà fare un passo indietro a favore di un altro esponente politico. Il problema di Salvini, invece, è che negli ultimi tempi l'ascesa del suo partito nei sondaggi sembra essersi arrestata intorno a quota 14-15 per cento. In altre parole, il centrodestra che potrebbe rinascere partendo da Bologna non può avere un «azionista di maggioranza» ma neppure un leader «divisivo», come forse Salvini potrebbe essere nelle regioni meridionali. Si tratta di conciliare un elettorato moderato e uno più fortemente connotato a destra, tenendo conto che Renzi sta cercando di sedurre gli «elettori di confine» con precise scelte di politica economica. Il centrodestra, insomma, è assediato e diviso: quella di Berlusconi è una scelta dettata dal realismo. L'ex premier e il leader leghista sanno che una minima intesa è condizione necessaria per intraprendere un viaggio che non sarà facile e neppure breve. Ormai ci sono elettorati, programmi, classi dirigenti da amalgamare, dopo la diaspora seguita alle elezioni 2013. Quella di Bologna è solo una prima prova, dall'esito della quale dipende la possibilità di iniziare a concepire un'alleanza capace di porsi come principale alternativa del Pd di Renzi.

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