IDEE DA DAVOS

Un nuovo modo di pensare l'azienda

di Franco A. Grassini

Tutti sanno che il capitalismo è un sistema in continuo mutamento. Basti pensare alle differenze tra quello dell’Ottocento, quando la competizione non solo non aveva limiti e si cercava di distruggere i concorrenti, e quello degli accordi per dare luogo a veri e propri monopoli dopo la grande crisi del 1929. È anche noto che il capitalismo non è eguale dovunque, perché la maggior parte dei Paesi ha regole legali che risentono della storia e della fantasia dei legislatori. La massimizzazione del profitto era, comunque, la caratteristica fondamentale in tutto il mondo libero, con la parziale eccezione del Giappone. L’aspetto più negativo del sistema è che tutto viene mercificato. C’è ora un sintomo che potrebbe anticipare un radicale cambiamento. Si tratta della lettera che Larry Fink, il numero 1 di Black Rock, uno dei più grandi fondi di investimento del mondo, ogni anno scrive ai capi delle imprese al cui capitale partecipa e che viene normalmente discussa in incontri come quello di Davos, l’ultimo a mezzo di internet. La maggiore novità di tale lettera è che, prendendo atto sia delle nuove conoscenze sia di come sono mutati i comportamenti causa Covid-19, l’obiettivo delle imprese deve essere soddisfare non solo, come tradizionalmente avviene, gli azionisti, ma tutti coloro che sono toccati dall’attività dell’azienda. Questi sono in particolare i lavoratori, chi utilizza i prodotti aziendali e chi abita in zone «toccate» dalle possibili emissioni degli impianti produttivi. L'ambiente, influenzato dai processi produttivi e dall'impatto esterno che provocano alcune lavorazioni, è diventato una priorità perché incide sulle possibilità di sopravvivenza dell'intera umanità. Tra i cambiamenti proposti c'è il suggerimento di rendere più coinvolti gli azionisti nelle decisioni aziendali. Per migliorare la situazione è necessaria una stretta collaborazione tra istituzioni pubbliche e privati. La rapidità con cui sono stati messi a punto e diffusi i vaccini contro il Covid-19 è un chiaro esempio. In sostanza, i suggerimenti formulati da Larry Fink, ove fossero adottati in tutti i sistemi capitalisti, rappresenterebbero una vera e propria rivoluzione. Sono sufficienti? Probabilmente no, perché trascurano il ruolo fondamentale dei lavoratori che, dopo la pandemia, in parte si sono ritirati; mentre quelli che invece continuano a essere parte del processo produttivo vogliono prendere parte attiva nei comportamenti delle aziende e nell'innovazione. Del resto, è noto che in sistemi come quello tedesco, in cui i lavoratori sono coinvolti nella gestione, efficienza e competitività migliorano. Purtroppo non è certo che i leader aziendali abbiano compreso veramente che tutto è mutato e che devono non solo accettare i cambiamenti, ma farsene promotori. Tocca, quindi, alla politica facilitare il cambiamento, con incentivi fiscali per le aziende che coinvolgono i lavoratori nelle scelte gestionali. Poiché, per altro, in Italia abbiamo il predominio di imprese medio-piccole dove questo non è facile, sono i consumatori che potrebbero scegliere cosa comprare anche in base al modo con cui si produce. In Paesi, come il nostro, dove il web risulta generalmente diffuso e le connessioni a Internet sono facili, e dove quindi l'informazione circola velocemente, sperarlo non è un'utopia.

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