L’EDITORIALE

Una diga malferma e quel dito che latita

di Alberto Bollis

Apprendiamo dalla voce impostata di Daniela Santanché del passaggio di Giorgio Bontempi, sindaco di Agnosine (Valsabbia, 1700 abitanti scarsi), dalle file della Lega a quelle sempre più invitanti di Fratelli d’Italia. E subito ci sorprendiamo a pensare alla celeberrima favola olandese del bimbo intrepido che infila il dito nel forellino apertosi nella diga perché sa che, se ignorasse quel minuscolo cedimento iniziale, il grande manufatto - difensore di migliaia di ettari di terra e dell’intera popolazione residente in quegli appezzamenti strappati alle onde – potrebbe all’improvviso cedere, con conseguenze devastanti. Nella nostra metafora immaginiamo la Lega lombarda, uno degli ultimi baluardi di quel Carroccio irrefrenabile mietitrebbia di voti capace di toccare quota 34% alle europee 2019, nel ruolo dell’imponente e ormai un po’ malferma opera idraulica di sbarramento pazientemente edificata dagli attuali vertici.
Mentre la «fuga» di Bontempi, uno che militava in quel partito fin dai bei tempi del «Senatùr» Umberto Bossi, rappresenta la scalfittura attraverso cui la pressione dell’acqua rischia di trasformare la minuscola perdita in breccia, e poi in crollo. In questo caso, il «mare» che spinge è quello del monolitico consenso nordista, dove però anche tra le camicie verdi più convinte (o forse proprio in mezzo a loro) da un paio d’anni in qua serpeggia sempre più evidente un malcontento rimasto finora celato.
Non è un’immagine rassicurante per il segretario Matteo Salvini. Tanto più dopo le batoste riportate alle elezioni amministrative dello scorso ottobre e davanti alla prospettiva di una agitata campagna elettorale che condurrà il Paese, la Lombardia e Brescia al rinnovo del Parlamento nonché alla scelta del nuovo governatore e del nuovo sindaco. Salvini, se non vuole che lo squarcio si allarghi rapidamente, dovrebbe correre ai ripari senza indugi. Il vero problema è che non sembra aver ancora neanche individuato l’eroico «bambino» disposto a infilare il suo provvidenziale indice in quell’insidioso buco apertosi nella muraglia padana.

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