CRISI ENERGETICA

Uno sforzo unitario per salvare il paese

di Antonio Troise

Diciamolo chiaramente: più che alla lista del totoministri del governo prossimo venturo, gli italiani sono preoccupati per un’altra lista, quella della spesa e, soprattutto, per l’ennesima stangata in arrivo con le bollette di luce e gas del prossimo trimestre. Per non parlare delle imprese che, ormai quotidianamente, alimentano il triste bollettino delle chiusure e dei fallimenti perché non riescono a far quadrare i conti con i costi delle materie prime. Con tutte le conseguenze sul versante, ovviamente, dell’occupazione. Insomma, siamo in piena emergenza. E non c’è dubbio che la questione energia sarà al primo posto nell’agenda dell’esecutivo che si sta formando. È vero che ieri, dal collegio dei Commissari europei riunito a Strasburgo, è arrivata la prima risposta dell’Europa al dramma che vivono i cittadini del Vecchio Continente. Ma, a esaminare meglio il piano predisposto dall’esecutivo comunitario, si tratta solo di «pannicelli caldi» rispetto alla terapia d’urto che servirebbe per superare la crisi ed evitare una nuova recessione. Sempre meglio che niente, si dirà. Ma la centrale di acquisti unica del gas e il cosiddetto «tetto dinamico» alle quotazioni difficilmente riusciranno a mettere un freno all’impennata dei prezzi dovuta alla guerra in Ucraina. Mentre i 40 miliardi di fondi europei stanziati a favore delle famiglie e imprese per tutti i 27 membri dell’Ue a malapena riuscirebbero a essere sufficienti per un solo Paese. Come a dire, ancora una volta, l’Italia dovrà fare da sé. E, soprattutto, trovare all’interno dei propri bilanci l’ingente dote (si parla di una cifra fra i 50 e i 70 miliardi) necessari per evitare che la bufera energetica si trasformi, ben presto, prima in un’emergenza economica e poi, subito dopo, in una crisi sociale. Unica nota positiva in uno scenario ancora a tinte scure, il livello degli stoccaggi: abbiamo ormai superato il 90%, la soglia minima per evitare problemi di erogazione nel prossimo inverno. Se il clima ci sarà una mano e le temperature non saranno troppo rigide, almeno da questo punto di vista dovremmo stare tranquilli. Ma ora è più che mai necessario, una volta chiusa la lunga parentesi elettorale, che il governo si metta subito al lavoro per impostare una «finanziaria» di guerra, in grado di dare risposte immediate a cittadini e imprese, predisponendo un vero e proprio piano di azione in grado non solo di contrastare il caro vita ma anche di rilanciare l’economia. Insomma, mai come questa volta le scelte fatte nell’interesse generale devono venire prima di quelle ispirate dalla campagna elettorale. Ci sarà tempo e modo per onorare gli impegni. Ma ora è davvero necessario concentrare tutti gli sforzi e le risorse sulla vera grande emergenza del Paese, quella dell’energia. Mosse sbagliate, in questo momento, rischiano infatti non solo di danneggiare cittadini e imprese ma anche di gettare un’ipoteca gravissima sul futuro prossimo del Paese.

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