C'era una volta chi voleva insegnare

C’era una volta una docente di Passirano che pur di avere una cattedra saliva ogni giorno a Vissone. Quarantacinque chilometri dalla Franciacorta alla Valcamonica, un’oretta di viaggio all’andata e un’altra al ritorno su un’autina non proprio simile a un suv, senza la statale che oggi alleggerisce il traffico. Ogni giorno come un’avventura, con l’entusiasmo di avere qualcuno a cui insegnare. C’era una volta e pare fantascienza, oggi che a centinaia rinunciano alle nomine da supplenti. Quattrocentocinquanta laureati disposti a farsi escludere dalla graduatoria se questo è il prezzo da pagare per non insegnare nel Bresciano. Ma non bastava evitare di scegliere questo territorio per le loro domande di supplenza? Forse si tratta di fortunelli che dopo aver compilato i moduli hanno trovato altra sistemazione più gradita; peccato, in questo caso, che a pagarne le conseguenze saranno i colleghi che avrebbero preso l’incarico al loro posto. Se nemmeno si tratta di casi del genere, e semplicemente pesa la riluttanza a prendere impegni in questa parte d’Italia, allora diventa materia da sociologi. Forse vivere al Nord costa così tanto da scoraggiare. Probabilmente, nessuno ha più lo stesso entusiasmo di quell’inarrestabile insegnante di Passirano.

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