Ciclabile del Garda bella, bella davvero

La Leonessa
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Era una casa molto carina, senza soffitto e senza cucina, non si poteva entrare dentro perché non c’era il pavimento. Poi lo sappiamo tutti: non c’è era nemmeno un vasino da notte, insomma non c’era proprio niente che andasse per il verso in quella casa, «in via dei matti numero zero», di cui cantava Sergio Endrigo tanti anni fa. E alzi la mano chi non pensa a qualcosa di simile, che non ci sia niente a posto, nel progetto per l’ambizioso «Anello ciclabile» del Garda, idea considerata come il volano di un futuro turistico all’insegna dello sport all’aria aperta e della mobilità dolce, ma un piano alquanto incognito ad oggi. Perché, elencando in ordine sparso: non c’è un progetto unitario, sembra che ogni Comune abbia la propria idea di ciclabile e si rischi di procedere a «segmenti» incoerenti; il costo complessivo stimato è di 334 milioni di euro, un’enormità, il doppio del nuovo sistema di depuratori e collettori del Garda bresciano; non sono risolte le incognite idrogeologiche, in un’area di falesie instabili e frane continue; non c’è un’idea di tutela del paesaggio per opere destinate ad alterare la percezione visiva del lago. Tutte obiezioni che gli stessi sindaci del Garda stanno ora iniziando a sollevare, dopo gli iniziali entusiasmi sulla ciclabile. Perché «era bella, bella davvero...».

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