Come vivere off-line e scoprire la felicità

È come avere il braccialetto elettronico dei carcerati in libera uscita. Ti accorgi che ne eri prigioniero solo quando ti staccano il dispositivo. Ma per i masochisti della banda larga, la schiavitù diventa un vizio perverso. Ci svegliamo e come prima cosa controlliamo mail, messaggi e notifiche. Prendiamo lo smartphone in mano fino a 200 volte al giorno. Siamo online una media di 45 ore a settimana. Ecco perché tutti avremmo bisogno di una cura disintossicante... dal digitale, per dribblare i «vuoti emotivi» di una vita sempre connessa. E chissà che smaltita l’incazzatura per la rete off-line da un mese, i residenti di Soprazocco non scoprano la felicità del «Digital detox», quella che ti libera dagli squittii degli avvisi dei messaggi di prolissi componenti del gruppo whatsapp, delle telefonate moleste dei call center, dalle chiamate in skipe che ti costringono a toglierti la maschera di bellezza in fretta e furia. Sarà un ritorno al passato, quando il titolare del bar con l’unico telefono pubblico del rione ti citofonava per dirti «c’è un mona che ti deve parlare». Ora i mona navigano invece come banchi di sardine avvelenate sui social pensando di lanciare geniali messaggi all’universo. Meglio allora il silenzio dell’off-line.

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