Culle vuote? Tutti a letto dopo carosello

Brescia senza bresciani? Il rischio è serio, ma la speranza viene dalla provincia dove la camporella e il talamo nuziale sono sacri e vanno onorati con una costante attività sessuale. Perché se le culle sono sempre più vuote è inutile attorcigliarsi attorno a sociologiche elucubrazioni onanistiche sugli effetti della crisi e della precarietà del lavoro che azzera la voglia di maternità e paternità delle coppie. I bambini non nascono sotto una foglia di cavolo, non li porta la cicogna e il concepimento non è come l’impollinazione delle api. Per innescare il seme della vita serve darsi da fare: che sia nell’angusto abitacolo di un’auto, in riva al mare, seduti su una lavatrice o sotto le tradizionali lenzuola, poco importa. È il risultato che conta. E in questa sfida all’ultimo sospiro di piacere stravince chi abita nei centri di provincia bresciani -dove il calo demografico si è cristallizzato -, mentre complice forse le distrazioni della movida notturna perdono i residenti della città afflitta da una flessione delle nascite inesorabile. La soluzione potrebbe ispirarsi - ironia della sorte - a quell’obsoleto slogan rivolto ai bimbi che oggi andrebbe parafrasato agli adulti: «Tutti a letto dopo Carosello, ma è vietato mettersi a dormire».

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