Il ladro di biciclette, un film senza l'Oscar

È la poesia che manca in questa storia, così diversa da quel «Ladri di biciclette» che vinse l’Oscar nel 1950 mostrando al mondo, con il lirico linguaggio del cinema in bianco e nero, la pena, la dignità e la dolente umanità dell’Italia del dopoguerra. Il «nostro» ladro di biciclette, smascherato e denunciato dopo una raffica di furti tra Palazzolo, Ospitaletto e Coccaglio, non rubava per necessità velocipedi in serie: lo faceva non si sa perché. Nei cortili delle scuole, alle stazioni dei treni, una dopo l’altra come una manìa. Non per denaro, o almeno non più di tanto: ha confessato di aver rivenduto per pochi spiccioli bici di lusso da centinaia di euro. È stato anche segnalato ai servizi sociali, per capire se sia un disagio mentale a spingerlo. Come un film, ma proiettato nella sua mente.

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