Io sono Gerardo può dirlo solo Gerardo

La Leonessa, il nostro corsivo in prima pagina, si chiama così per due motivi. Ricorda con fierezza la vera «prima pagina» della nostra storia, quella che immortalò la città di Brescia come la Leonessa d’Italia, ma anche la natura di questa meraviglia felina: è intrepida e graffiante, con gli artigli squarcia il velo dell’ipocrisia, con un ruggito avvisa tutta la savana (dalla Pallata fino alle valli e ai fontanili della Bassa) delle follie del mondo, delle storture del sistema, delle miserie che ci affliggono, delle ingiustizie e degli abusi. Ma fra tutto questo e il ruggito della Leonessa c’è qualcosa che richiede e impone di ritrarre gli artigli e di usare la più rispettosa delicatezza: le persone, i loro sentimenti, la loro vita. Queste cose non si toccano, non si graffiano. È allora difficile, oggi, scrivere questa Leonessa dedicata a Gerardo, il collaboratore scolastico del liceo Arnaldo che è diventato un «caso», uno spunto polemico, la materia di un contendere. Lui non ha chiesto niente di tutto questo. Ricordiamolo: lui non ha chiesto niente di tutto questo. È una persona, coi suoi problemi come tutti, un uomo al quale il cuore non manca: la clamorosa solidarietà di studenti e prof dimostra che si è fatto volere bene. Ma domandiamoci: ha forse bisogno di clamore? Ha forse chiesto di diventare la bandiera di qualcosa? È una persona. Delicatezza.

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