Pecunia non olet, i soldi non puzzano, neppure quando si spendono per usufruire delle latrine pubbliche. Soprattutto se, come a Chiari, per soddisfare il bisogno più antico e ancestrale del mondo, i servizi igienici accettano anche la carta di credito. Chissà, in un futuro non troppo lontano si potrebbe imporre a chi è sospettato di essere un furbetto del fisco una cura intensiva di Euchessina o di Lasix, per risalire attraverso il pos agli evasori sorpresi e traditi da un’impellente necessità in mezzo alla strada. Il wc ipertecnologico ventilato, rilassante e moderno, garantisce insomma la privacy corporale, ma non quella finanziaria. Il design moderno non deturpa il contesto architettonico come gli antichi vespasiani, che pure in qualche città sono diventate opere d’arte, e - udite udite - è stato finanziato dalla Regione nell’ambito dei fondi per i distretti del Commercio. Ora, cosa c’entri lo sviluppo dei negozi con il bagno pubblico è un mistero gaudioso dell’overdose di risorse che tengono in costante stato allucinogeno i Comuni in preda ad una dipendenza di opere compulsiva. Ma intanto godiamoci la latrina versione 4.0, dove la carta igienica è gratuita purchè si possa sfoggiare una carta di credito non scaduta.