Gli strascichi pesanti del Covid si sono fatti sentire in maniera pesante sul mondo del turismo. E certamente il settore degli sport invernali è stato uno tra quelli che ha pagato il prezzo più alto, soprattutto perché a febbraio, quando ormai sembrava tutto pronto per riaprire, l’improvviso stop ha gettato tutti gli operatori nello sconforto e «bruciato» l’unica occasione stagionale di fare qualche affare. Ora, al netto di quello che potrebbe accadere nelle prossime settimane dal punto di vista della pandemia, le premesse sembrano buone: c’è un protocollo, ci sono delle basi da cui partire e gli operatori della neve cominciano a guardare all’inverno con fiducia. Ora chiedono soltanto qualche certezza in più: la stagione va preparata a partire da adesso, se ci sarà l’apertura non va perso altro tempo e le direttive devono essere chiare. Soprattutto, sarebbe clamorosamente demoralizzante, sicuramente causa di una forte rabbia, essere presi in giro una seconda volta: questo sì, al di là di tutto, non sarebbe facilmente tollerato. La Lombardia è in «zona bianca» ormai da parecchie settimane, ma la «zona bianca» che conta per loro è quella invernale, bianca come la neve delle loro montagne: e lavorare quasi «normalmente» quest’anno è fondamentale.