Tra spese «pazze» e la voglia di normalità

La Leonessa
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Rivoglio la mia vita di prima: faceva schifo, ma potevo andare al bar. È la battuta, anzi il «meme» che stiamo ricevendo su Whatsapp e dagli amici di Facebook, anche loro come noi anime prave della zona rossa, stufi marci di tutto e nostalgici della cara vecchia normalità, perché niente è più normale che desiderare una vita normale, specie ora che possiamo soltanto ricordarla, desiderarla, sperare che torni. Sarà questa voglia di normalità che spinge molti sindaci bresciani a spendere soldi in cose normali anche in un periodo che non lo è: dal Comune di Brescia e da quei 50 mila euro spesi per i fuochi artificiali e il Capodanno in diretta tv, a quello di Bovezzo che proprio ora pensa a sistemare le aree per lo sgambamento dei cani, spremendo i frutti grami di sanguinose economie c’è tutto un fiorire di nuove aiuole, marciapiedi, piste ciclabili verso il nulla, improbabili rotonde. Sono le cose normali che le Amministrazioni comunali realizzano appunto in tempi normali. Ma mentre le famiglie rincorrono pacchi Caritas e buoni spesa, le piccole aziende locali languiscono dietro saracinesche abbassate, le economie dei territori galleggiano a fatica in una crisi di cui non si vede la fine, la domanda è: vi sembra normale spendere i pochi soldi che ci restano in rotonde e aiuole di azalee?

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