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«Why always me?». Caro Balo, hai ragione

Ricordate la frase «Why always me?», perché sempre io, che Mario Balotelli, quando giocava nel Manchester City, mostrò su una maglietta dopo una doppietta nel derby contro lo United a Old Trafford? Un gesto premonitore. Balo è prigioniero del suo personaggio: qualunque cosa faccia, anche la più insignificante, sono fiumi di esecrazione e moralismo stucchevoli. L’ultima è la lite tra il centravanti e il suo allenatore Vincenzo Montella al termine della partita del campionato turco contro l’Umraniyespor. L’Adana Demispor di Balotelli e Montella vince per 1-0, ma alla fine il tecnico si arrabbia platealmente cono Balo che, da parte sua, resta calmissimo. Montella, invece, è una furia: vorrebbe scagliarsi contro l’attaccante bresciano, giocatori e staff tecnico lo trattengono. Cosa ha fatto di così terribile SuperMario? Ha perso un pallone in attacco e, sul ribaltamento, l’Adana ha rischiato di subìre il pari. Il rimprovero di un allenatore a un giocatore ci sta, ma possibile che se lo fa Balotelli diventa un caso internazionale? E Montella poteva risparmiarsi la sceneggiata? L’avrebbe fatta, ad esempio, con Totti quando allenava la Roma? Ha ragione Balo: why always me?

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