Branduardi:
«Io, un pizzico
immortale»

di Elia Zupelli

Chiedi a un bambino chi è Angelo Branduardi. «Di certo non lo saprà, ma è molto probabile che invece abbia sentito del topolino che ‘Alla fiera dell'Est, per due soldi, mio padre comprò’…ciò significa che ormai questa canzone non appartiene più al suo autore ma è diventata un patrimonio popolare e questo, lo dico con un pizzico di immodestia, mi garantisce un po’ di immortalità». Il suo pezzo più famoso ovviamente non mancherà in scaletta, per la gioia di quelli che «amo chiamare amici più che fan: nemmeno stavolta gliela risparmierò», ma nel concerto di domani sera al Gran Teatro Morato ci sarà molto di più. Musica, soprattutto: nuova, sperimentale, coraggiosa. Controcorrente: futuro antico. Proprio come «Il cammino dell’anima», ambizioso progetto ispirato all'opera di Hildegard von Bingen – badessa benedettina vissuta tra il 1098 e il 1179, «personalità straordinaria che mi ha profondamente affascinato, perché ha esplorato senza paura il posto dell’anima nel Cosmo dandogli voce con la sua visione musicale unica» - attorno alla quale Branduardi ha costruito il suo ultimo disco, uscito a inizio ottobre, e quindi l’omonima declinazione live in arrivo sul palco di via San Zeno (alle 21; biglietti da 25 a 50 euro: www.granteatromorato.com). MISTICA e poetessa, compositrice e filologa, «Hildegard – racconta il cantautore milanese, 70 anni il prossimo febbraio – definì ‘Sinfonia’ il ciclo lirico delle sue opere: un’armonia prodotta dal suono degli strumenti e dalla voce umana, un accordo segreto di anima e corpo che ha generato una musica sublime, profonda, spirituale». È lo stesso Branduardi - che proprio nella spiritualità intesa come «il tentativo di guardare al di là della porta chiusa, di scorgere ciò che non c’è ma che si vorrebbe che ci fosse» ha sempre individuato uno dei tratti caratterizzanti del suo stile - a suggerire la posologia per vivere un’esperienza ancora più intensa e immersiva: «Basta togliersi le scarpe, chiudere gli occhi e lasciarsi andare all’ascolto… Negli altri concerti è successo: si è creata la magìa». Scenografia essenziale, tagli di luce teatrale, nessun orpello tecnologico, lo spettacolo si articolerà in due parti: la prima si focalizzerà sui temi centrali dell’album «Il cammino dell’anima»; nella seconda Branduardi, affiancato da una formazione di prim’ordine formata da Fabio Valdemarin (tastiere, chitarra, cori), Antonello D’Urso (chitarre), Stefano Olivato (basso e contrabbasso elettrico, chitarra, armonica) e Davide Ragazzoni (batteria e percussioni), proporrà fra gli altri «Tango» e «Momo’s Lied», colonna sonora del film tratto dal romanzo di Michael Ende, prima dell’acme con i successi quali «Cogli la prima mela» e la già citata «Alla fiera dell’Est». Nel mezzo, spazio a canzoni tratte da «L’infinitamente piccolo», album del 2000 basato sulle scritture di San Francesco d’Assisi. «Quando uscì risero tutti: fu dei più grandi successi della mia carriera… Ho avuto la fortuna di suonare con Pfm, Banco del Mutuo Soccorso, Crosby Still & Nash e Franco Battiato, l’autore italiano che più apprezzo. Il nostro cantautorato era l’elogio della lentezza: ci davano cinque anni di tempo, oggi ti danno 5 minuti e se non funzioni un calcio nel culo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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