Brian Eno star a Mantova
«La mia musica è arte visuale»

Il progetto di visual art di Brian Eno proiettato sulla facciata di Palazzo Te a MantovaBrian Eno durante la conferenza stampa a Mantova
Il progetto di visual art di Brian Eno proiettato sulla facciata di Palazzo Te a MantovaBrian Eno durante la conferenza stampa a Mantova
Il progetto di visual art di Brian Eno proiettato sulla facciata di Palazzo Te a MantovaBrian Eno durante la conferenza stampa a Mantova
Il progetto di visual art di Brian Eno proiettato sulla facciata di Palazzo Te a MantovaBrian Eno durante la conferenza stampa a Mantova

Francesco Bommartini

MANTOVA

Brian Eno è stato ospite di Palazzo Te a Mantova per presentare «77 Million Paintings» e «The Ship», rispettivamente inedito progetto di visual art creato appositamente per la location e installazione sonora.

L'artista inglese, innovatore della musica d'ambiente (ambient) e musicista che ha collaborato con David Bowie, Talking Heads, Roxy Music, Coldplay ha accolto i visitatori nelle Fruttiere di Palazzo Te con una sonorizzazione basata su una traccia dell'ultimo album. Dopo la conferenza stampa, qualche centinaio di persone ha preso possesso del prato all'interno del palazzo per seguire la proiezione di una combinazione di immagini sulla facciata del palazzo. L'esperienza è stata resa ulteriormente coinvolgente dalla musica di Eno in sottofondo.

Poco prima l'artista, la cui ospitata è stata messa a segno del Centro Internazionale d'Arte e di Cultura e del Museo Civico di Palazzo Te, ha ricevuto il premio Arlecchino D'Oro ed ha preso una posizione forte: «Da inglese sono davvero triste, perché ho sempre creduto nel progetto Europa ed ora ne sono fuori. Un 52% di inglesi che vivono in una bolla ha voluto così, gli altri – che vivono gomito a gomito con persone di tutto il mondo - no»”.

E ha poi scherzato: «Mia madre è belga, potrei chiedere il passaporto a lei». Sempre di Brexit, Brian Eno ha parlato durante la conferenza stampa: «Se credete nell'Europa non dovete permettere che le destre abbiano la meglio».

Poi i giornalisti hanno potuto fare le loro domande, cui Eno ha risposto con concisione e la tipica ironia inglese.

In «The Ship» ha considerato l'interazione con i fruitori?

Certo. Tanto che ho invitato negli studi di Londra in cui ho registrato il disco, circa 250 persone per avere i loro input. Hanno scritto i loro pensieri su un libro ad hoc. Anche io ho ascoltato molte volte l'opera. Ne sono soddisfatto anche se, come sempre, so che qualcosa si poteva fare meglio. Un giorno scoprirò cosa.

Crede che questo tipo di operazioni possano essere ripetute anche in spazi urbani?

Solo in Italia avete posti così belli. Adoro portare qui le mie opere, ma anche farlo in cinema e spazi industriali, come avviene in quasi tutte le altre nazioni. Diciamo che avere monumenti come quello di questa sera non è indispensabile, anche se bellissimo.

Cosa l'ha colpita di Mantova e di Palazzo Te?

Onestamente non ho avuto modo di vedere molto. Sicuramente mi piacerebbe tornarci con più calma. Quello che ho scoperto è che nell'albergo la lavanderia è chiusa la domenica e non ci sono ferri da stiro. Poi ho visto le toilette (ride). A parte gli scherzi, Palazzo Te è bellissimo.

Quanto è importante la tecnologia in «77 Million Paintings»?

Gli artisti scoprono che alcuni oggetti tecnologici possono avere usi differenti rispetto a quelli che avevano in origine. Ad esempio il microfono è nato per amplificare la voce, ma con il passare del tempo i cantanti hanno scoperto che possono approcciarvisi in modi differenti. Per «77 Million Paintings» ho scelto circa 500 immagini che sono mescolate casualmente dal computer. Il titolo sottolinea il fatto che la possibilità che una combinazione si ripeta è di una su 77 milioni.

Cosa vuole dire con la musica oggi?

Ho perso la mia voce adolescenziale a sesantasei anni (ride). Il futuro dell'ascolto passerà, oltre che dalle cuffie, dai dischi e dagli stereo, attraverso gli spazi. Ed è questo l'aspetto che mi interessa sottolineare con la mia musica.

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