La recensione

«C’è ancora domani», Cortellesi neorealista

di Fausto Bona
La regista Paola Cortellesi
La regista Paola Cortellesi
La regista Paola Cortellesi
La regista Paola Cortellesi

Paola Cortellesi, attrice, donna di spettacolo, artista e pensatrice libera, ha capito subito che il suo esordio da regista poteva avere senso e importanza solo se fosse stato sostenuto da scelte formali e stilistiche, oltre che ideologiche e civili. È per questo che ha scelto il bianco e nero; è per questo che da attrice protagonista ha contaminato la tragedia con la commedia e viceversa; è per questo, infine, che con sapienza da vera teatrante ha attribuito alla colonna sonora, in cui spiccano alcune celebri canzoni come «La sera dei miracoli» di Lucio Dalla, una funzione straniante. Al riparo grazie a una messa in scena così forte e cult, ha potuto dare vita alla sua storia, ambientata nella Roma dell’immediato dopoguerra, e al personaggio femminile di Delia; donna ancora giovane, madre di due scatenati e sboccati marmocchi e di una ragazza in età da fidanzato.

Le ferite della guerra, il ricordo della borsa nera, della fame e del fascismo sono ancora vivi. Agli angoli delle strade ci sono le jeep con i soldati americani che regalano cioccolato. Delia è sposata con Ivano, un uomo che la picchia regolarmente, come raccomandavano allora i canoni della vita coniugale, e come gli suggeriva il padre allettato in casa con lui. Delia che fa mille lavoretti per racimolare qualche soldo, è animata dalla speranza che la figlia faccia, come pare, un buon matrimonio, e sostenuta dal ricordo di quello che avrebbe potuto essere il suo grande amore con il meccanico del quartiere. La novità nella sua vita è rappresentata da una misteriosa lettera che un giorno le viene recapitata e il film decolla seguendo la presa di coscienza di Delia, meravigliosamente viva, umana e dolente grazie a Paola Cortellesi.  

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