La recensione

«Dieci minuti», le donne di Maria Sole Tognazzi

di Fausto Bona

Non c’è bisogno di essere come Charles Denner, «L’uomo che amava le donne» nel film di François Truffaut; basterebbe essere l’uomo che capiva le donne - occhio perché Stendhal sosteneva che bisogna scegliere tra capirle e amarle -, oppure colui che ne è amato, per entrare in punta di piedi e con piacere nella sottile e pervasiva aura femminile del film «Dieci minuti» che Maria Sole Tognazzi, con Francesca Archibugi coautrice della sceneggiatura, ha liberamente tratto dal romanzo «Per dieci minuti» di Chiara Gamberale. La protagonista, Bianca, una giornalista free-lance, è decisamente interessante: ha una personalità sulla quale gravano ombre persistenti, in primis una certo eccesso di discrezione che la porta a mettere la sordina ai propri comportamenti, a cercare la quiete della penombra. E la scelta dell’interprete non poteva essere più azzeccata: Barbara Ronchi, che ha fatto molta gavetta televisiva, per esempio nella serie «Imma Tataranni», prima di passare dal Bellocchio di «Rapito». Le interazioni tra i personaggi femminili illuminano il film e illustrano un mistero: la capacità delle donne di ammorbidire un rapporto dialettico, magari duro e spinoso, in un bagno di solidarietà, al tempo stesso istintiva e meditata, così come il loro essere sempre yin e yang, mente e corpo, materia e spirito. In particolare spicca il rapporto tra Bianca, la scafata sorellastra Jasmime (Fotinì Peluso) e la stupefacente Margherita Buy nel ruolo della burbera psicanalista comportamentale cognitiva. Sarà lei a dire a Bianca, schiantata dalla separazione dal marito dopo 18 anni di matrimonio, che come cura ogni giorno per dieci minuti dovrà fare qualcosa che non ha mai fatto.

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