Schermi & visioni

Il Marocco on the road, Los Angeles e Tang Wei

di Luca Canini

TransesAhmed

El Maanouni (1981)

Cose che capitano su RaiPlay. A portata di clic il documentario marocchino che Martin Scorsese scelse per inaugurare il progetto World Cinema Foundation: «Transes» di Ahmed El Maânouni è molto più di un incredibile film musicale, è un grande film punto e basta. Un'ora e mezza di avventure on the road con i Nass El Ghiwane, i cantori di Casablanca, in tour tra Marocco e Tunisia a metà degli anni Settanta. Una testimonianza preziosa, che fotografa un periodo storico preciso e lo stato di grazia di una band che si lascia totalmente abbracciare dalla sua gente, riflettendo sul valore della tradizione, sul significato dell'essere artisti, sul potere spirituale e trascendentale, oltre che sulle implicazioni sociali e politiche, del fare musica. Non c'è trama, non c'è un filo: estratti live sono sovrapposti a interviste, momenti di vita privata, strade, volti, paesaggi. Meraviglioso. Voto: 8.5.

Vivere e morire a Los Angeles

William Friedkin (1985)

E poi dicono che in rete si trova tutto, che i giganti dello streaming hanno mandato in pensione i supporti fisici, che bastano un paio di abbonamenti per avere a portata di clic l'intero scibile cinematografico. Balle. Nel metaverso della settima arte di sono dei buchi clamorosi. Un esempio? Che fine ha fatto «To Live and Die in L.A.» di William Friedkin? Di uno dei migliori noir degli anni Ottanta - se non il migliore - non si hanno notizie ufficiali. Eppure siamo in zona capolavoro. Il falsario con il ghiaccio nelle vene Willem Dafoe, il poliziotto tutto follia e testosterone William Petersen, il collega con la faccia da bravo ragazzo John Pankow, lo spione John Turturro, le «femmine fatali» Debra Feuer e Darlanne Fluegel: tutto esagerato, tutto perfetto. Compresa la colonna sonora dei Wang Chung. Qualcuno lo rimetta in circolazione. Voto: 9.

 

Un lungo viaggio nella notte

Bi Gan (2018)

È nascosto tra le pieghe del catalogo di Amazon, «Long Day's Journey into Night» del regista cinese Bi Gan, presentato a Cannes nel 2018 e arrivato in Italia con il titolo «Un lungo viaggio nella notte». Un noir imprendibile, allucinato, sfuggente, una danza sensuale che non ha senso e non ha logica. Un sogno a occhi aperti che si muove tra una prima parte «convenzionale» e un piano sequenza di quasi un'ora nella seconda, girato in 3D e costato due mesi di lavoro e di preparazione tra gli angoli segreti di quello che ha tutta l'aria di un sito industriale dismesso. Un'impresa cinematografica che riempie gli occhi a patto di lasciarsi andare, di perdersi, di crederci fino in fondo, con una Tang Wei di verde vestita di una bellezza accecante e uno dei baci più belli mai visti su grande o piccolo schermo. Chi ha cuore e coraggio si faccia sotto. Voto: 8+.

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