La recensione

Il Truffaut al femminile di Caroline Vignal

La protagonista Laure Calamy
La protagonista Laure Calamy
La protagonista Laure Calamy
La protagonista Laure Calamy

Maurizio Maggiani, nel suo capolavoro «L’eterna gioventù», scrive a un certo punto: «Bisogna pure che il corpo esulti». E Caroline Vignal, nella sua scatenata commedia «Tutti a parte mio marito» (titolo originale francese, «Iris et les hommes»), preferisce, da donna e da cineasta brillante, concentrarsi sull’esultanza al femminile. Sfruttando un’interprete eccezionale come la sua attrice-feticcio Laure Calamy, la quale, in stato di grazia, porta sullo schermo tutta l’esultanza dello spirito e della carne, come a dire che i due elementi sono ugualmente forti e utili a rompere il cerchio delle inibizioni. Se una volta una donna avesse confessato a un’amica di essere in fase di stanca con l’uomo della sua vita, si sarebbe probabilmente sentita dire: «Prenditi un amante». Adesso invece il mantra, l’ossessione è un’altra: «Scaricati un’app». Un’app di dating, ovviamente. Iris è una donna piacente di mezza età, ha uno studio dentistico, vive in una bella casa parigina, ha un marito fascinoso, un affermato architetto, e una figlia al liceo con voti bellissimi. È appunto nel corridoio della scuola che la mamma di una compagna di sua figlia le dice di scaricare la famigerata app. E lei la scarica: l’app funziona a meraviglia e Iris, rinviando qualche appuntamento pomeridiano, inizia il suo disinibito e allegro e vario carosello di uomini. Viene il sospetto che «Tutti a parte mio marito», se avesse prediletto toni leggermente più gravi e intriganti, avrebbe potuto essere «La donna che amava gli uomini», giocosa variazione al femminile su Truffaut. Ma provate anche a immaginare cosa avrebbe potuto combinare Madame Bovary se avesse scaricato la giusta app... F.Bon.

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