La recensione

«Le petite», non solo una commedia

di Fausto Bona
L’ultima pellicola di Guillaume Nicloux con Fabrice Luchini e Mara Taquin: un’emozionante storia di dolore e rinascita
Mara Taquin e Fabrice Luchini
Mara Taquin e Fabrice Luchini
Mara Taquin e Fabrice Luchini
Mara Taquin e Fabrice Luchini

Magari non gli ha reso un grande favore essere considerato un film a tema su un argomento spinoso come l’utero in affitto, fatto sta che «La petite» di Guillaume Nicloux rischia di passare inosservato nonostante la favolosa interpretazione di un mostro sacro del cinema d’Oltralpe, lo splendido settantaduenne Fabrice Luchini, qui in dialettico, forte contrasto con una giovane attrice belga, Mara Taquin.

Il cinema, a volte, è come la vita, quanto a origine; nasce cioè da uno scarto, una divergenza più o meno consapevole, rispetto a una prassi intesa come norma: questo è quanto «La petite» sotto sotto ci dice. Due giovani uomini, Emmanuel e Joaquin, felici di vivere assieme, decidono di mettere al mondo una creatura facendo ricorso all’utero in affitto in Belgio, dove questa pratica è legale e gratuita. Contattano una ragazza, Rita, bisognosa di soldi e le versano una prima parte del compenso pattuito. Il padre biologico sarà Emmanuel, figlio di Joseph (Fabrice Luchini), un restauratore di mobili d’epoca che vive e lavora a Bordeaux, una specie di vecchio lupo solitario.

Il film inizia con la tragica telefonata ricevuta da Joseph: suo figlio e il suo compagno sono deceduti in un incidente aereo. Joseph reagisce alla ferale notizia pensando al nascituro che vive da qualche parte e di cui sarebbe il nonno. È una specie di riflesso condizionato che lo porterà a cercare, trovare e incontrare Rita, piuttosto scettica sulla sorte da riservare alla creatura. Il bello è che il film di Nicloux, quasi commedia tenera e gentile, incontrando questo personaggio è come se incontrasse il cinema realista e sociologico dei fratelli Dardenne, popolato di marginali, e ne venisse sconvolto e vivificato. F.Bon.

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