Cristicchi:
«Il mio viaggio
dentro me stesso»

di Stefano Malosso

Nella piccolezza infinitesimale del dettaglio, scoprire la grandezza dell’universo. Un privilegio che non è riservato solo agli studiosi di fisica quantistica, ma anche a tutti coloro che conservano la capacità di sognare, guardando oltre i limiti del quotidiano. Magari con l’aiuto di un pizzico di poesia. Torna in città con una produzione targata Centro Teatrale Bresciano e Teatro Stabile d’Abruzzo uno degli autori più amati d’Italia. Da anni impegnato tra canzone d’autore e teatro civile, Simone Cristicchi è interprete di «Manuale di volo per uomo», nuovo spettacolo in scena al Teatro Sociale di via Cavallotti da martedì 21 gennaio a domenica 26 (tutti i giorni alle ore 20.30; domenica ore 15.30), diretto da Antonio Calenda e inserito all’interno della Stagione del Centro Teatrale Bresciano.


CRISTICCHI, oltre a essere autore del testo insieme a Gabriele Ortenzi, sarà sul palco nei panni di Raffaello, un quarantenne rimasto bambino, con un problema «preoccupante»: ovunque guardi, sa vedere la magìa. «Mi piace dire che Raffaello ha un super potere - spiega l’attore romano -. Sa vedere il mondo in un modo diverso. È attento ai particolari: nel piccolo si racchiude potenzialmente il grande, in fondo nell’embrione c’è l’uomo e nella ghianda c’è la quercia. Lui sa vedere quello che gli altri non vedono». Qualunque cosa guardino i suoi occhi, dal fiore di tarassaco cresciuto sull’asfalto, ai grandi palazzi di periferia, a sopravvivere è la meraviglia. «È un uomo curioso. La curiosità è la chiave per essere felici nella nostra vita, vuol dire riuscire a imparare a essere umili e ad ascoltare gli altri. In lui c’è la capacità di assorbire il bello da chiunque, da una suora di novant’anni, da un meccanico immerso nella sua officina, da una signora che lavora in un vivaio avvolto nella natura. Tutti i personaggi che incontra lo aiutano a costruire un piccolo manuale di istruzioni che lo aiutano a vivere meglio». Dopo gli spettacoli sul tema della Seconda Guerra Mondiale e della memoria, Cristicchi affronta così un testo più intimo. «Mi sono addentrato in una geografia dell’anima, un mondo delle grandi domande dell’essere umano. È un viaggio dentro me stesso che mi ha permesso di affrontare i temi importanti per ciascuno di noi: la felicità, il senso del dolore, il superamento di una sofferenza, il perdono. Tutto questo è confluito in questo personaggio che ha molto di me, della mia storia personale. C’è il mio sentirmi a volte un bambino mai cresciuto. Ma c’è anche la mia fragilità, il mio essere imperfetto. Ho perso mio padre quando avevo dieci anni, e da questo grande dolore è nata la mia carriera di artista: prima disegnando, poi scrivendo le mie storie. Il dolore l’ho trasformato in arte, attraverso un lungo percorso che mi ha portato a essere quello che sono oggi».


MOLTI marchierebbero Raffaello come «matto» o «ritardato». Forse, semplicemente, è un uomo che ha capito il senso del volo, del coraggio di buttarsi nella vita, mantenendo vivo il bambino nascosto dentro ognuno di noi. «Ciascun essere umano ha una ferita, e tutto sta nel saperla trasformare fino a farla diventare qualcosa di bello. C’è una frase bellissima di un salmo che dice “La pietra di scarto è diventata la pietra angolare”. Dai nostri difetti possiamo trarre la forza che trasforma la nostra vita».


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