L'intervista

Francesco Bianconi: «Compleanno al Teatro Grande Cosa voglio di più dalla vita?»

di Gian Paolo Laffranchi
Mercoledì 25 maggio il leader dei Baustelle in concerto a Brescia
Francesco  Bianconi  protagonista sul palco del Teatro Grande con la Stupefacente Band (mercoledì 25 maggio dalle 20)
Francesco Bianconi protagonista sul palco del Teatro Grande con la Stupefacente Band (mercoledì 25 maggio dalle 20)
Francesco  Bianconi  protagonista sul palco del Teatro Grande con la Stupefacente Band (mercoledì 25 maggio dalle 20)
Francesco Bianconi protagonista sul palco del Teatro Grande con la Stupefacente Band (mercoledì 25 maggio dalle 20)

Sta girando l'Italia con la sua Stupefacente Band. Fermo, Firenze, Roma le tappe già in archivio; mercoledì 25 maggio Brescia (inizio alle 20), poi Rovereto (giovedì) e Milano (lunedì) per chiudere il cerchio. Un tour da incorniciare per Francesco Bianconi, non solo perché coincide con la sua rentrée sui palcoscenici. Il leader dei Baustelle, fresco di successo radiofonico con Malika Ayane («Perduto insieme a te»), festeggerà il grande ritorno al Teatro Grande domani, nel giorno del suo 49° compleanno. «Sarà fantastico festeggiare a Brescia, così», sorride il cantautore di Montepulciano. «Siamo in un luogo meraviglioso e so come ci si sente a suonare qui. Stupendo abbinare compleanno e concerto: cosa volere di più dalla vita? Ricordo lo spettacolo con i Baustelle».

Sono passati 9 anni da quella volta, ma in precedenza e successivamente si è esibito spesso nel Bresciano. Più che altrove?

È un territorio in cui si suona tanto e volentieri, sì. Meraviglioso tornare. In questa provincia si sta bene. Trovo che sia un posto ideale per chi fa musica, anche un po' rock.

L'anno prossimo sarà capitale della cultura.

Perfetto: dunque il fermento sarà anche maggiore rispetto al solito.

In questo tour si avvale di Stupefacente Band: Angelo Trabace al pianoforte, Zevi Bordovach all'harmonium, al moog e al mellotron, Alessandro Trabace al violino, Sebastiano de Gennaro alle percussioni e al vibrafono, Stefano Pilia alla chitarra ed Enrico Gabrielli a sassofoni, clarinetto, flauto e sintetizzatori. Uno stimolo nello stimolo?

Sì. Sono fortunato, sto girando l'Italia con musicisti che adoro. Ognuno per motivi diversi è semplicemente eccezionale. La Stupefacente Band si chiama così ironicamente, perché l'Uomo Ragno negli albi Marvel un tempo si definiva pure così e i componenti del mio gruppo sono supereroi musicali crepuscolari in cerca d'austerità. Commovente vedere cosa stanno riuscendo a combinare insieme dal vivo. Tu puoi avere anche un dream team, ma non è detto che funzioni: quando riunisci tanti eclettismi, il rischio del rigetto esiste sempre. Invece sono contento, superfelice che magicamente le canzoni mostrino coesione, valorizzino le capacità di ogni singolo. La band suona così compatta che anche il pubblico si accorge del feeling che regna.

Che tipo di show sarà?

Diviso in 2 tempi: il primo più acustico e intimo, da camera; dopo un breve intervallo torniamo e vedrete che siam sempre noi, ma suoneremo un secondo tempo più elettrico, teso, percussivo. Il concerto è pensato come una sorta di climax.

In crescendo?

La scaletta partirà piano e poi, certo, dinamicamente si spingerà in avanti e arriverà al traguardo con una seconda parte dal livello sonicamente più forte, fragoroso, intenso.

Le canzoni per Irene Grandi e il duetto con Malika Ayane, le hit dei Baustelle passando dall'indie al mainstream: al tirar delle somme la cifra del suo pubblico è la trasversalità?

Sì, nella costante ricerca di un punto di equilibrio. Sono soddisfatto e grato, mi piace il pubblico che ho. Il discorso vale sia per me da solista che per i Baustelle.

Il segreto?

Semplice: dipende tutto da come si fa il proprio mestiere. Se lo si fa bene, con dignità, senza scendere troppo a compromessi, cercando anzi di sperimentare, i riscontri arrivano e i risultati anche.

Il pubblico è meno stupido di come a volte qualcuno vuole dipingerlo?

È così: la gente apprezza su larga scala ciò che non è codificato. Sia l'amante del cantautorato sia l'appassionato di rock riconosce e segue un percorso coerente.

Negli ultimi mesi il Teatro Grande ha ospitato un video di Jovanotti e i progetti per le scuole dei Deproducers, in passato i concerti di giganti come John Cale, big quali Rufus Wainwright e Joan as Police Woman, ma anche Notti del Jazz e Brescia Sound con le realtà indipendenti in collaborazione con Latteria Molloy. La tradizione sposa la modernità?

Il Teatro Grande si conferma aperto al nuovo, com'è giusto che accada nel 2022: la tradizione è buona cosa, ma diventa pessima quando tende alla cristallizzazione. Un problema che si ritorce contro chi s'arrocca. Bisogna percorrere strade inedite, aprirsi a indirizzi sperimentali. Chissà fra 400 anni cosa sarà sopravvissuto di tutto questo.

Nell'ultimo X Factor la band bresciana de Le Endrigo l'ha omaggiata interpretando «Certi uomini».

Lo sapevo, sì. E mi ha fatto piacere, molto. Ho incontrato Le Endrigo per caso a Milano: li ho ringraziati.

Si sente uno degli ultimi cantautori di stampo classico insieme a gente come Paolo Benvegnù e Samuele Bersani?

Il nuovo che avanza oggi sono Blanco, Mahmood e Frah Quintale.Io sono contento che i nuovi cantautori siano anche Blanco e Mahmood. Ben vengano. Sui cantautori, come con i teatri, negli anni abbiamo esagerato: li abbiamo lasciati chiusi dentro il cantautorismo, come se ci fosse un solo modo giusto di scrivere canzoni d'autore. Anche Ivan Graziani era un cantautore, purtroppo in Italia se n'è accorto quasi nessuno. Questa degenerazione della visione della musica d'autore, ha fatto prendere grossi granchi. A me Blanco e Mahmood piacciono molto.

In America è considerato un cantautore Kendrick Lamar, talento mostruoso che non si può etichettare e viene dal rap.

Ma nessuno bada troppo a queste distinzioni in America. Solo in Italia ci si scandalizza parlando di rapper, come se tutti i cantautori dovessero suonare come De Gregori. Non è così: c'è posto per De Gregori ma anche per chi fa cose diverse, basta che siano di qualità. La musica è bella anche perché è varia. Io sono contento che chi segue me da solista oppure i Baustelle sia disposto ad ascoltare cose differenti, contento che i fan siano diversi fra loro. Amo il mio pubblico perché sa sempre stupirmi.

Come la Stupefacente Band?

Assolutamente. Sono certo che sarà così anche al Teatro Grande. Un concerto in questa città: non avrei potuto scegliere modo migliore per festeggiare il compleanno..

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