Il viaggio nella luna di Méliès 120 anni fa nasceva il cinema

di Luca Canini
La celebre sequenza della luna colpita dall’astronave nella versione colorata disponibile anche su Mubi«Le voyage dans la lune» riscosse in breve tempo un successo clamoroso anche negli Stati Uniti
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La celebre sequenza della luna colpita dall’astronave nella versione colorata disponibile anche su Mubi«Le voyage dans la lune» riscosse in breve tempo un successo clamoroso anche negli Stati Uniti

Sui torti e le ragioni della storia del cinema si potrebbe stare a discutere per anni. Questo o quell’autore? Quel film o quell’altro? Chi per primo? Dove, come e quando? C’è un fatto però sul quale tutti, appassionati e studiosi, registi e addetti ai lavori, convergono senza indugi o remore: il cinema per come lo conosciamo non sarebbe mai esistito senza Georges Méliès. Non l’unico a credere nelle potenzialità di quelle che allora, a cavallo tra Otto e Novecento, potevano sembrare tutt’al più delle immagini in movimento (i fratelli Lumière in fondo non fecero altro che trasferire la realtà sullo schermo: l’arrivo in stazione di un treno, l’uscita degli operai da una fabbrica), ma di sicuro il primo a inventare un linguaggio, un alfabeto, a trovare una formula narrativa compiuta, ad abbozzare un’idea di montaggio e di messa in scena, a sperimentare con i generi e soprattutto con gli effetti speciali. Figlio di un fabbricante di scarpe parigino, Méliès abbandonò ben presto l’idea di proseguire l’attività di famiglia per dedicarsi alla sua grande passione: l’illusionismo. L’incontro decisivo con il neonato cinematografo nel 1895, durante una dimostrazione organizzata proprio dai fratelli Lumière. Amore a prima vista... o meglio: a primo spettacolo. Peccato che i Lumière, nonostante la convinzione che il pubblico si sarebbe presto stancato della novità («un’invenzione senza futuro», ebbero a dire sull’argomento), di cedere i diritti sull’utilizzo della loro scatola magica non ne vollero sapere. Ci volle un anno per aggirare il «no» dei fratellini, con Méliès che in prima persona si diede da fare per perfezionare con una serie di brevetti il modello acquistato in Inghilterra da Robert William Paul. Risultato: nel 1896 gli spettacoli organizzati al Théâtre Robert-Houdin, del quale Méliès aveva assunto la direzione nel 1888, prevedevano già uno spazio riservato alle proiezioni. Il resto è storia del cinema, con più di 500 film girati fino al 1913. Compreso il più visto e celebrato: «Le voyages dans la lune», scritto, prodotto, musicato, montato, allestito e diretto da Méliès nel 1902. Un quarto d’ora in tutto, diciassette quadri, decine di comparse, diecimila franchi di budget (un’enormità per l’epoca): il «Viaggio nella luna» di Méliès, ispirato tanto a Jules Verne che a H.G. Wells, oltre che all’omonima operetta di Offenbach, riscosse un clamoroso successo, diventando uno dei primi blockbuster internazionali a fare davvero breccia sia da questa parte che dall’altra dell’Atlantico (Thomas Edison, interessatissimo agli sviluppi della settima arte e futuro monopolista del mercato internazionale, si diede parecchio da fare per procurarsi delle copie da distribuire all’insaputa dell’autore). La trama? Facile, facile: un gruppo di accademici e scienziati decide di costruire un proiettile-astronave e di farsi sparare sulla luna da un gigantesco cannone. Tra grotte e crateri, l’incontro con i Seleniti, gli abitanti delle profondità della luna, progenitori degli stormtrooper di «Star Wars» e di tutti i kaiju giapponesi con le loro mani a chela di granchio: un accenno di battaglia, la precipitosa fuga e il rientro trionfale sulla Terra. Un quarto d’ora in tutto, dicevamo, tra sontuose coreografie dipinte, fantasiosi costumi e una serie strabiliante di effetti speciali: dalla luna colpita all’occhio dalla navicella-proiettile, una delle sequenze più celebri di tutti i tempi, ai corpi che esplodono e spariscono; dalle «riprese» subacquee dopo l’ammaraggio, alle colonne di fumo che salgono dalla città. In bianco e nero o a colori, con i fotogrammi dipinti uno per uno. La nascita della fabbrica dei sogni, il debutto ufficiale della fantascienza, l’inizio di una magnifica avventura che alla faccia del pessimismo dei Lumière continua a riempirci gli occhi, la testa e il cuore (vedasi Scorsese e il suo «Hugo Cabret»). Il cinema per come lo conosciamo, e per come lo amiamo, non sarebbe mai esistito senza Georges Méliès.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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