La Cineteca di Bologna restaura quell’Accattone «linciato» dai moralisti

Franco Citti (1935-2016) è Cataldi Vittorio, detto Accattone
Franco Citti (1935-2016) è Cataldi Vittorio, detto Accattone
Franco Citti (1935-2016) è Cataldi Vittorio, detto Accattone
Franco Citti (1935-2016) è Cataldi Vittorio, detto Accattone

«Mi sono affacciato a guardare quello che succedeva dentro l’anima di un sottoproletario della periferia romana e vi ho riconosciuto tutti gli antichi mali, e tutto l’antico, innocente bene della pura vita» scrisse Pasolini per descrivere il suo folgorante capolavoro d’esordio, «Accattone», restaurato in occasione di questo 45° anniversario della morte dello scrittore friulano, brutalmente massacrato il 2 novembre 1975 sulla spiaggia dell'Idroscalo di Ostia. Non poteva che essere la Fondazione Cineteca di Bologna, macchina restaura-sogni per eccellenza in Italia, a decidere di restaurare «Accattone» e la bellissima fotografia di Tonino Delli Colli. Un film che se attraversò molte traversie durante la realizzazione, ne affrontò mille soprattutto per la distribuzione. LA PELLICOLA, presentata alla 22ª Mostra del cinema di Venezia nel 1961, racconta la vicenda di Franco Citti (doppiato da Paolo Ferrari), nei panni di Accattone, soprannome del borgataro romano Vittorio Cataldi che si arrabatta come può giorno per giorno: si fa mantenere da una prostituta, la Maddalena di Silvana Corsini, ex morosa di un napoletano finito in carcere. Un giorno il protagonista si innamora di Stella (Franca Pasut) ed è per lei che decide di guadagnarsi uno stipendio onesto. Sergio Citti che collaborò ai dialoghi interpreta nel film un cameriere, Elsa Morante una detenuta e Monica Vitti doppiò l’attrice Paola Guidi. Fu feroce la battaglia contro questo racconto vitalistico e tragico di un mondo contrapposto all’universo borghese, tutt’altro che ingenuo quest’ultimo anzi «ragionevolmente» orientato al trionfo della merce e delle gabbie sociali. Istituzioni, autorità e opinione pubblica si impegnarono quasi in un linciaggio morale del cineasta e dell’opera: fu il primo film italiano a essere vietato, con apposito decreto, ai minori di 18 anni. Alla première al Barberini di Roma un gruppo di giovani neofascisti cercò di impedire la proiezione, lanciando bottiglie d'inchiostro contro lo schermo, bombette di carta e finocchi tra il pubblico: all'uscita ufficiale nel novembre 1961 l'opera fu bloccata dalla censura e ritirata.

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