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Al Social Room il talent scout di Gigi D'Agostino e Fabio Volo

di Alessandra Troncana
Questa sera, sabato 16 marzo, UMMBelievable: il primo party firmato UMM, storica label house italiana guidata da Gianfranco Bortolotti, il creatore di Media Records
Gianfranco Bortolotti, creatore di Media Records
Gianfranco Bortolotti, creatore di Media Records
Gianfranco Bortolotti, creatore di Media Records
Gianfranco Bortolotti, creatore di Media Records

Il bastardo per auto definizione, l'uomo con la luccicanza (stroboscopica) non ha mai contato le notti, gli orgasmi, i dischi di platino: «Non sono un romantico». 

Per Gianfranco Bortolotti il passato non esiste e il presente è già preistoria: ha staccato il citofono - letteralmente - trent'anni fa. «Nel '91 avevo già il telefonino, nel '96 ho iniziato a vendere gli mp3 su un sito. Sono stato il primo a dire a Billboard la gente avrebbe comprato la musica a un euro».

Sessantaquattro anni portati con patto diabolico, il gran visir di Media Records è sempre e per sempre in continuo movimento: mezzanotte-mezzogiorno, from disco to disco. A 140 bpm come velocità di crociera. Stasera, al Social Room di Brescia, trascinerà gli insonni verso l’ennesima alba, tra pulsazioni sincopate, ritmo ipnotico e rossetti sbavati alla luce dello strobo: Ummbelievable è il primo evento firmato Umm, la mitologica label house napoletana che Bortolotti ha rilevato «dopo alcune vicissitudini spiacevoli: erano i miei distributori».

Alla consolle, due officianti: Gianluca Motta e Nicola Veneziani. Sul dancefloor, un sound sperimentale: «Per abitudine, non faccio cose vecchie», dice Bortolotti.  La sua bio è su Wikipedia e nelle sacre scritture della discomusic: con Media Records, ha creato un nuovo modello di studio di registrazione, completamente digitale e ispirato allo slogan «liquid Music 4 liquid culture».

Per un periodo, si è disintossicato dalla musica e ha fatto altro: l’architetto e l’interior designer. «Avevo previsto la crisi prima dell’avvento di Spotify». Ora, è tornato al primo - unico - amore: «Negli altri lavori ho sempre incontrato gente pronta a giudicare e a criticare. In questo settore, invece, la credibilità te la costruisci con le donne e i dischi di platino».

Il presente è lontanissimo dalla golden age: «Non è più il pezzo che trascina l’artista ma l’artista che trascina il pezzo: i cantanti con 4,5 o 8 milioni di followers al mese su Spotify possono pubblicare roba inascoltabile senza essere giudicati dalla casa discografica e continuando a vendere. È un po’ come l’amore: il fan non vede i tuoi difetti. Ci vogliono anni prima che l’infatuazione passi”. Bortolotti ha sempre lavorato “perché avevo più gusto e più orecchio degli altri».

Ha creato Gigi D’Agostino - «Sono contento sia tornato: se ha ancora il talento che aveva una volta sfornerà una grandissima canzone, è veramente un grande» -, Fabio Volo -«Non avrei mai pensato che potesse scrivere libri di grandissimo successo: è un amico vero» - e sponsorizzato Valentino Rossi quando ancora non era Valentino Rossi - «L’ho mollato quando sono arrivati i grandi sponsor, spero si ricordi di me».

A molti, dice, «ho cambiato la vita. La mia, invece, me l’hanno cambiata i miei figli. Ma sono stato toccato da tanti incontri: da Emanuele Severino a Severo Lombardoni, il mio primo distributore. E dallo stampatore che stampava i miei dischi anche quando non potevo pagarlo»

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