«Donne con lo zaino» Sono vite in cammino

«Donne con lo zaino. Vite in cammino» al Mo.Ca
«Donne con lo zaino. Vite in cammino» al Mo.Ca
«Donne con lo zaino. Vite in cammino» al Mo.Ca
«Donne con lo zaino. Vite in cammino» al Mo.Ca

Un fil rouge che lega le donne, i loro sforzi, il loro cammino verso un’unione tutta femminile. Questo il centro del secondo capitolo di «Donne con lo zaino. Vite in cammino» di Patrizia D’Antonio e Raffaella Gambardella edito Ellint, presentato la scorsa settimana nello spazio Informagiovani del Mo.Ca. Il testo raccoglie 62 interviste «Tutto parte dall’ascolto, per poi valorizzare e restituire queste storie - spiega Patrizia D’Antonio -. Donne che fanno cose nella vita che possono sembrare ordinarie ma non lo sono, anzi, sfatano miti e pregiudizi attraverso la loro vita “ordinaria”». Storie di donne Stra-Ordinarie: artiste, scienziate, portiere, medico-veterinarie, raccolte in un testo che si divide in 4 sezioni. Ci sono «le viaggiatrici stanziali», donne che del cambiamento non hanno fatto un viaggio ma un modo di vivere, «le radicanti», cioè persone che si sono radicate in diversi paesi, «le erranti», quindi donne che vivono in una città ma sono continuamente in viaggio, e «le nomadi», che continuano a viaggiare. «L’idea del libro è partita dal nostro blog per raccontare ad amici e parenti le nostre esperienze di viaggio - dice Raffaella Gambardella -. Poi con il Covid abbiamo deciso di lasciarlo aperto alle donne per raccontare i viaggi del loro passato». Il blog (donneconlozaino.org) è ancora attivo e permette a chiunque di partecipare e diventare una donna con lo zaino. «Nel secondo libro abbiamo dato più spazio alle donne che si occupano di scienza - chiude Gambardella-. Un campo considerato ancora maschile e abbiamo scoperto storie davvero entusiasmanti». La serata di presentazione si è conclusa con due estratti del testo teatrale «La chimica invisibile», scritto da Andrea Albertini del Gruppo Teatrale La Betulla e a cura di Mariasole Bannó, che tratta appunto di donne che hanno fatto la storia nella scienza. «Questa storia poteva chiamarsi “io non lo sapevo” - chiude Andrea Albertini -: non sapevo che una donna aveva concepito il Wi-Fi, non sapevo che una donna aveva scoperto come funzionava la fissione. Questo è il motivo per cui queste opere dovrebbero essere lette, scoperte e supportate dagli uomini».•. Gi.F.

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