Telemaco secondo Gioele Dix: «L’Odissea parla al presente»

di Stefano Malosso
L’attore e comico milanese Gioele Dix: in scena per il Ctb «Voglio essere figlio di un uomo felice» FOTO LAILA POZZO
L’attore e comico milanese Gioele Dix: in scena per il Ctb «Voglio essere figlio di un uomo felice» FOTO LAILA POZZO
L’attore e comico milanese Gioele Dix: in scena per il Ctb «Voglio essere figlio di un uomo felice» FOTO LAILA POZZO
L’attore e comico milanese Gioele Dix: in scena per il Ctb «Voglio essere figlio di un uomo felice» FOTO LAILA POZZO

Padri da uccidere e padri da cercare, in un continuo slittamento dei legami di sangue e dei sentimenti. Padri da odiare, da inseguire, padri infine da perdonare, consapevoli che il peso d’amore è un macigno dell’essere, un’eredità dolce e terribile. Nella cultura classica a incarnare questa continua ricerca è la figura di Telemaco, figlio di Ulisse, che nell’Odissea si imbarca in un lungo viaggio per conoscere il padre. Un’avventura che è al centro dello spettacolo «Vorrei essere figlio di un uomo felice» di Gioele Dix, stasera e domani in città alle 21.30 al Chiostro Santa Chiara per la rassegna «Teatro sotto le stelle» del Ctb (biglietti 15 e 13 euro, info 030 2808600 oppure su vivaticket.it). Un viaggio, quello dell’attore milanese, che porta in città la storia di tutti i figli, costretti a combattere per cercare se stessi e una riconciliazione con i propri affetti. In un momento in cui molti sembrano inghiottiti dall’attualità, lei ha scelto di portare sul palco Telemaco. Non è la prima volta che mi ispiro al mondo classico, che trovo sempre più una fonte inesauribile di ispirazione. L’Odissea è ricca di personaggi e spunti che riguardano anche la nostra epoca, sono storie immerse nella mitologia ma anche molto fruibili e palpabili. Se il dramma è datato, tra dilemmi etici che oggi non esistono più, la tragedia non invecchia mai, e l’epica sa parlare anche all’oggi. Dopo questi mesi dobbiamo tornare a parlare di legami, spezzati e magari da rinsaldare? Volevo fare qualcosa legato ai padri, magari anche al rapporto con mio padre. Siamo tutti figli e in fondo lo restiamo sempre, anche quando i genitori non ci sono più. Mi piace l’idea di Telemaco che, spinto anche dalla dea Atena, esce a cercare questo padre lontano. Un padre eroe, ingombrante soprattutto perché assente. Quello di Telemaco sembra incarnare idealmente il percorso di ogni adolescente che lotta per crescere. I primi quattro canti dell’Odissea sono fondamentali. Ho pensato che questa storia, filo rosso dello spettacolo, possa essere l’occasione per parlare anche del sedicesimo canto, dell’incontro tra il padre e il figlio. Nella ricerca del padre c’è anche quella di se stessi. Quando finalmente si riconosceranno, piangeranno abbracciati in un momento liberatorio. Omero scrive: avevano voglia di piangere, e piansero. Una scena che pone interrogativi anche sulla famiglia di oggi? I padri del mondo classico erano complicati, ma sapevano dare un’ossatura. Oggi forse questi padri hanno perso un po’ di forza. Un po’ per colpa loro, un po’ perché tante cose sono cambiate. Faticano a essere degli esempi. La guida dei padri è diventata incerta, e i ragazzi sono lasciati a loro stessi proprio nel momento più delicato. Forse il teatro potrà aiutarli a trovare delle risposte? Il teatro è facoltativo, un’opportunità per chi la sa cogliere. In questo momento può avere un ruolo importante perché smuove il cervello, fa ripartire una macchina che si era fermata. Un attore, così come un comico, oggi può raccontarti in modo sorprendente ciò che ci è successo, e ne abbiamo bisogno.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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