L'INTERVISTA

Il ministro Giorgetti a Vicenza: «Il taglio del cuneo è per chi soffre di più. E sarà prorogato»

di Marino Smiderle
Il ministro dell'economia: «Temo la recessione anche perché non vedo un’esatta correlazione tra politica monetaria restrittiva della Bce e la riduzione dell’inflazione»
A sinistra il ministro Giancarlo Giorgetti
A sinistra il ministro Giancarlo Giorgetti
A sinistra il ministro Giancarlo Giorgetti
A sinistra il ministro Giancarlo Giorgetti

Tra l’incudine dell’inflazione che avanza e il martello della Bce che per domarla continua ad alzare i tassi d’interesse, Giancarlo Giorgetti conferma di temere di più la recessione, possibile/probabile effetto collaterale della politica monetaria restrittiva. Per questo il ministro dell’Economia ha sponsorizzato con convinzione la sforbiciata del cuneo fiscale proporzionata, per quantità e orizzonte temporale, con le risorse a disposizione.

Ministro Giorgetti, le categorie economiche vicentine hanno dato un giudizio sostanzialmente positivo sul decreto lavoro approvato il 1° maggio in Consiglio dei ministri, sia per la parte che riguarda il taglio del cuneo fiscale, sia per il superamento della vecchia concezione del reddito di cittadinanza. La preoccupazione riguarda l’effettiva possibilità di mettere a bilancio le risorse per confermare l’intervento sui redditi anche per il 2024: pensa che queste preoccupazioni possano essere fugate? E che risposta dà ai sindacati che invece sostengono che si tratti di una manovra che alimenta la precarietà sul lavoro?
È lo stesso dubbio che avevano a novembre scorso quando dovevamo confermare le misure sul cuneo fiscale introdotte dal governo Draghi. Bene, quelle risorse noi le abbiamo trovate. È una scena che si ripete: ma voglio chiarire che per il governo questa riforma è una priorità. Siamo intervenuti in modo significativo a favore dei redditi più bassi. La critica è che si tratta di una misura temporanea? Mi dispiace che si critichi invece di comprendere che si tratta di misure per chi è maggiormente penalizzato dal carovita. Questo governo comunque ha il dovere, il compito e la volontà di prorogarle se le attuali difficili circostanze permangono anche per il futuro. Sulla presunta precarietà dico che abbiamo preso atto della realtà, della domanda e dell’offerta in determinati settori. Quello che oggi qualcuno considera precario si consoliderà. Credo che tutto ciò che promuove il lavoro sia positivo.

La Bce ha alzato di un altro quarto di punto il livello dei tassi d’interesse e non è affatto detto che sia finita. Questo da un lato appesantisce le rate dei mutui delle famiglie e i prestiti alle imprese, dall’altro impatta in modo significativo sul costo che lo Stato deve sostenere per il debito pubblico arrivato, a causa anche del Covid, a livelli record. Teme di più l’inflazione, motivo per cui sono stati alzati i tassi, o la possibile recessione derivante dalla stretta monetaria in atto?
Senza dubbio la possibile recessione anche perché, opinione personale, non vedo purtroppo un’esatta correlazione tra politica monetaria e riduzione dell’inflazione, almeno in Europa.

Il Pnrr è un’occasione di sviluppo se i progetti da finanziare trasformano il debito in volano di crescita. Sulla base delle richieste arrivate finora che idea si è fatta? L’Italia è in grado di cogliere l’opportunità per intero o, come da più parti si sostiene, meglio sottoscrivere solo una parte del debito europeo per progetti che garantiscono sviluppo?
Se tutta l’Italia facesse come Vicenza non avrebbe il problema del Pnrr con la commissione europea. Se tutti fossero nel rispetto dei tempi, dei progetti, non avremmo ritardi ma che sono dovuti, oggettivamente, al fatto che il Pnrr è stato scritto prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha sconvolto i mercati delle forniture, che ha aumentato i prezzi dell’energia che ha causato inflazione che viviamo in questi giorni. Quindi è un piano che va un po’ assestato ma che fa parte di una situazione che io definisco di realismo, di onestà oggettiva. Le operazioni di valutazione degli interventi prioritari fattibili e che impattano sulla crescita del paese sono processi in corso e che hanno tutte le attenzioni necessarie e cautele del caso per concludersi con successo.

Nel Vicentino ci sono molti risparmiatori rimasti scottati dal crac delle Popolari. Nel Fondo Indennizzo Risparmiatori (Fir) c’è un residuo di circa 500 milioni che attende di essere ripartito tra gli ex soci già rimborsati fino al 30 per cento della perdita. Ha in mente un criterio per utilizzare quei fondi?
Penso che si debbano utilizzare quei fondi che hanno vincoli e regole comunitarie. Stiamo valutando, all’interno di questi vincoli, quale potrebbe essere e in quale misura uno sforzo aggiuntivo a favore dei risparmiatori.

La riforma del Patto di stabilità prevista dall’Europa rischia di essere particolarmente onerosa e pesante per l’Italia. Lei ha proposto di considerare le spese di investimento, in particolare quelle eleggibili ai fini del Pnnr, e le spese per la difesa, vedi Ucraina, in modo diverso rispetto alle altre. Pensa che su questa basi si possa trovare un’intesa con Bruxelles?
Si deve trovare un’intesa con gli altri paesi e con Bruxelles. Noi continuiamo a ritenere che un trattamento preferenziale su questo argomento sia nella logica stessa del Pnnr anche per promuovere quegli investimenti green e digitali che sono al centro della discussione.

Infine la solita domanda che si deve porre al ministro dell’Economia italiano legata a un tema che in tutte le relazioni dei presidenti delle categorie economiche emerge fin dalle prime battute: non si può proprio provare a tagliare la spesa pubblica in modo razionale ma deciso?
Sulla parte della spesa pubblica di natura discrezionale lo stiamo già facendo e infatti è iniziata la politica della reale spending review. C’è poi un’altra voce, non discrezionale, ed è la parte degli interessi sul debito pubblico la cui variabile non è nelle nostre mani, come è evidente.

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