LA STORIA

«Casa delle donne» Protezione sicura per chi fugge dal buio

di Irene Panighetti
Un gruppo tutto al femminile che combatte una vera piaga sociale: decine di prese in carico all'anno, un impegno che non finisce mai

Oltre 10mila donne accolte in 33 anni di esistenza: la «Casa delle donne, CaD» è stato e continua ad essere un punto di riferimento a Brescia per tutte quelle donne che sono vittime di violenza di genere. Una piaga sociale di cui è difficile stabilire l'entità perché il sommerso, il non detto, la vergogna, la paura, sono ancora la parte maggiore di questo fenomeno vecchio come il mondo, il mondo patriarcale.I numeri quindi che i Centri antiviolenza forniscono ogni anno soprattutto attorno al 25 novembre e all'8 marzo sono solo, per usare un'immagine abusata ma efficace, la punta di un iceberg enorme: «Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2022 si sono rivolte a noi 276 donne, di cui 224 straniere, e ci sono state 118 prese in carico di cui ben 116 con figli al seguito», illustra ha Viviana Cassini oggi presidentessa di CaD, affiancata dal direttivo composto dalla vice Maria Grazia Ruberto e le socie Elisabetta Bono, Giovanna Pegoraro, Mariagrazia Bertoni, Clara Ricci e Rosalia Cerutti. Le ultime due sono in rappresentanza, rispettivamente, dei due centri che si sono uniti a CaD di Brescia, cioè «VivaDonna» della zona Valtrompia e «Chiare Acque» cui fa riferimento la zona di Garda/Valsabbia. Cassini ha preso il posto di Piera Stretti, la fondatrice di CaD e ancora molto attiva nella vita del centro e che ha ricevuto anche il Premio Bulloni proprio per il suo impegno. Piera Stretti ha prodotto una ricerca speciale e tremenda dedicata alle donne vittime di femminicidio nel Bresciano, iniziata nel 2015 alla nostra emeroteca attraverso la lettura delle vecchie edizioni dei quotidiani locali in microfilm a partire dal 1989, anno di fondazione di CaD e del femminicidio di Monia Delpero, una donna che, ancora oggi vive nelle poesie e nelle memorie raccolte ogni anno dal concorso a lei dedicato. Da quel lavoro immenso Stretti ha ricavato un numero terribile che «porta purtroppo il numero delle vittime di femminicidio a 71 (su Facebook di Casa delle donne il triste elenco) e non include i nomi di donne, come Stefania Crotti e Carol Maltesi, i cui corpi sono stati abbandonati nel Bresciano - spiega Stretti -. Femminicidi che non venivano chiamati così, bensì omicidi, perché ancora non c'era la consapevolezza della specificità legata a questo termine che irrompe nel linguaggio in seguito all'entrata in vigore, nel 2014, della Convenzione di Istanbul». La quale ha segnato una svolta anche a Brescia nelle azioni contro la violenza di genere e nella sua stessa definizione: «Prima le istituzioni non riconoscevano la specificità della violenza di genere - sottolinea Stretti - mentre dalla ratifica della Convenzione di Istanbul le cose sono cambiate e anche il Comune di Brescia ha istituito la rete interistituzionale contro la violenza». Fino ad allora CaD ha dovuto darsi da fare contando sulle sue forze e su quelle delle persone e delle realtà associative sensibili, sin dalla sua origine, nel 1989 appunto, quando, in via Volturno (fucina di movimenti femministi dalla fine degli anni Settanta) aprì uno spazio dedicato alle donne vittime di violenza. Ma i locali erano inadatti così il gruppo fondatore chiese ed ottenne dal Comune un appartamento in via San Faustino 38, oggi solo sede di CaD (e del progetto «Un tetto per tutte») ma inizialmente in condivisione e con un canone da pagare. La costituzione della Rete, in particolare la legge regionale 11/12, permette oggi di avere la sede in comodato d'uso. E qui le volontarie e le 72 operatrici (tra cui avvocate, psicologhe, educatrici e altre figure, tutte al femminile) portano avanti le principali attività del centro, anche se tutte le iniziative di sensibilizzazione sono all'esterno, con eventi organizzati tutto l'anno, nelle scuole, nei cinema, nelle sale, nelle strade, spesso in collaborazione con altre realtà, tra cui «Il cerchio degli uomini» che si occupa degli uomini maltrattanti o con il Centro migranti, il Solco, Spazio donna e tante altre. I servizi offerti sono molti: il primo contatto ai numeri 0302400636 - 0302807198, cui si aggiungono tutti gli altri descritti su: www.casadelledonne-bs.it, dove sono illustrate anche le modalità di sostegno economico (Iban IT92N0538711270000042720772). .

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