IL PAESE

Il pensiero e il dolore di Borno solo per Carol

di Claudia Venturelli
Il corpo era stato trovato lo scorso 20 marzo in una scarpata a Paline di Darfo, proprio al confine con Bergamo
Il corpo era stato trovato lo scorso 20 marzo in una scarpata a Paline di Darfo, proprio al confine con Bergamo
Il corpo era stato trovato lo scorso 20 marzo in una scarpata a Paline di Darfo, proprio al confine con Bergamo
Il corpo era stato trovato lo scorso 20 marzo in una scarpata a Paline di Darfo, proprio al confine con Bergamo

Scossa ma sollevata la piccola comunità di Paline catapultata negli ultimi dieci giorni sulle pagine della cronaca nazionale e costretta ad abbandonare la sua tranquillità per l’invasione dei giornalisti in cerca della verità sul ritrovamento, il 20 marzo, dei sacchi neri contenenti il corpo fatto a pezzi di Carol Maltesi, in arte Charlotte Angie. «Povera ragazza», «speriamo ora abbia giustizia» i commenti che, il giorno dopo l’arresto di Davide Fontana, accusato di omicidio aggravato, distruzione e occultamento di cadavere, tutti hanno sulla bocca nel piccolo centro alla periferia di Borno che conta 70 anime.

«La comunità è scossa dall’accaduto - commenta il sindaco Matteo Rivadossi -. Certo sono riflettori che non avremmo voluto puntati addosso; nei prossimi giorni si spegneranno e tutta la comunità tornerà alla normalità». «Ringrazio - dice ancora il sindaco - le forze dell’ordine, tutti i Carabinieri coordinati dal capitano Filiberto Rosano e gli agenti della Polizia locale dell’unione degli Antichi borghi, che nonostante i presupposti, in tempi molto brevi hanno permesso, con il loro lavoro, di risalire all’identità della ragazza e trovare il colpevole di una morte così terribile». Davide Fontana, l’uomo che nella notte tra lunedì e martedì ha confessato il reato ai Carabinieri ha spiegato di aver scelto Borno e i suoi dintorni perché qui, dove nessuno oggi pare ricordarsi di lui, avrebbe trascorso alcuni giorni di vacanza della sua infanzia e sarebbe tornato in altre occasioni per alimentare la sua passione di food blogger. Certo è che sia Fausto Fedrighi, che ha ritrovato il corpo, sia i suoi compaesani avevano avuto la giusta intuizione: «Non è gente del posto - dicevano all’indomani del ritrovamento del corpo -, altrimenti avrebbero gettato i sacchi o poco più avanti o poco più indietro, dove il burrone avrebbe seppellito nella natura per sempre il corpo fatto a pezzi della ragazza».

Una vicenda terribile, un omicidio orribile, maturato tra il contesto della sua attività di pornostar e un’amicizia che oggi tutti faticano a definire tale: Paline come tutta la Vallecamonica è rimasta con il fiato sospeso, come in un limbo, per dieci lunghi giorni, tanti ne sono passati tra il ritrovamento di Charlotte e la risoluzione del caso con la confessione di Fontana. «Siamo tutti dispiaciuti, la follia umana non ha limiti» la voce che arriva ancora da Paline, «ma ora è tempo di voltare pagina».•.

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