LA GUERRA IN UCRAINA

Brescia, il silenzio in piazza per un’ora diventa grido di pace

di Irene Panighetti
Brescia, lacrime e appelli per l'Ucraina in piazza Mercato

Brescia si è mobilitata ieri contro la guerra, con due gli appuntamenti indetti con modalità di protesta differenti ma uniti negli intenti: non stupisce dunque che molti bresciani abbiano partecipato sia all’uno sia all’altro. Alle 14 è stato il «Comitato bresciano contro la guerra» a chiamare alla mobilitazione in piazza Duomo, mentre una delegazione è stata ricevuta in Prefettura, da dove è tornata dopo una mezz’ora. «Alla rappresentanza del governo abbiamo portato la nostra preoccupazione per il fatto che questa guerra possa portare gravi danni a tutto il mondo – ha spiegato Luigino Beltrami, portavoce del Comitato – e abbiamo anche chiesto l’uscita dell’Italia dalla Nato, oltre alla chiusura della base di Ghedi, dove sono presenti le bombe nucleari B61, che a maggio verranno sostituite da altre ancor più micidiali». Il Prefetto non può sostituirsi al governo ma può farsi carico di portare a Roma le istanze di Brescia: «Ci è stata garantita quest’azione di trasmissione – ha aggiunto Dino Greco, di Rifondazione Comunista, che ha preso parte all’incontro – il vicario del prefetto ha condiviso le nostre preoccupazioni per un’estensione del conflitto, cosa che porterebbe al disastro perché gli apprendisti stregoni che stanno facendo questa guerra ancora non hanno capito che i conflitti non si possono governare».

Giorgio Cremaschi, di Potere al popolo e terzo componente della delegazione, ha sottolineato: «O ci si ferma a negoziare o scoppia la terza guerra mondiale; siamo contrari a rispondere con le armi all’invasione russa, e lanciamo anche l’allarme in merito alle sanzioni: se entra in vigore la swift l’Italia resta senza gas». Dopo aver relazionato dell’incontro in Prefettura ai presenti, il Comitato ha dato un nuovo appuntamento, questa volta di fronte alla base militare di Ghedi, domenica prossima alle 14. Il secondo momento di mobilitazione di ieri era alle 16, in largo Formentone, dove le modalità di protesta scelte erano diverse: un’ora di silenzio per la pace. «Siamo qui contro Putin, contro la Nato, contro Zelens'kyj e a fianco delle popolazioni – ha precisato Adriano Moratto, uno dei promotori e del Movimento nonviolento – inviare armi all’Ucraina non è la soluzione e se gli ucraini che vivono qui lo chiedono è perché, lontano dal loro contesto da anni, hanno preso un’impostazione nazionalista e militarista.La Nato non mandi armi e non intervenga: non è compito suo».

Prima dell’inizio del cerchio del silenzio, calato su un gremito largo Formentone, è stato letto il volantino di indizione del presidio da parte degli organizzatori, composti da una diversificata serie di realtà, da Pax Christi alle Acli, dall’Arci a Missione Oggi, per citarne solo alcune. «La situazione attuale è responsabilità di leader che preferiscono la strada delle esibizioni muscolari e dello scontro a quella dell'incontro. Che mettono gli interessi particolari sopra i diritti umani di tutti. Che si illudono di trovare sicurezza in più armi e spese militari dimenticando le persone – è stato osservato - alle istituzioni internazionali, in particolare all’Italia e all’Unione europea, chiediamo di attivarsi affinché vi sia immediata cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva, evitando qualsiasi pensiero di avventure militari insensate».Diverse iniziative, quindi, a cui certamente ne faranno seguito altre nel segno della pace.•.

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