LA RICOSTRUZIONE

«Andavo a 70 all’ora e mi hanno fatto i fari, subito dopo il botto»

di Mario Pari
L'intervento dei soccorritori dopo lo schianto dell'auto - con i 5 ragazzi a bordo - contro il pullman a Rezzato, Brescia
L'intervento dei soccorritori dopo lo schianto dell'auto - con i 5 ragazzi a bordo - contro il pullman a Rezzato, Brescia
La strage del sabato sera a Rezzato (Fotolive)

Un’auto prestata nella «certezza che il conducente avesse la patente». Un sorpasso «tentato mentre correvano». Quella di ieri nella ricostruzione della strage di sabato sera a Rezzato è stata una giornata di ulteriori approfondimenti.
I FUNERALI DI DENNIS E IRENE
Per le comunità coinvolte invece si è trattato della straziante vigilia dei funerali di due dei cinque ragazzi: oggi è il giorno dell'ultimo saluto, alle 15. Sarà celebrato a Sabbio Chiese per Dennis Guerra e a Villanuova per Irene Sala il loro ultimo viaggio, con Irene che verrà poi accompagnata al tempio crematorio di Sant’Eufemia, e con Dennis che invece raggiungerà il cimitero di Sabbio Chiese per la sepoltura. Tutta la Valsabbia è in lutto da oltre 48 ore per la scomparsa dei suoi cinque figli. Tanti coloro che sono venuti da altri paesi per testimoniare alle famiglie la propria vicinanza.
LE INDAGINI
Nel frattempo proseguono le indagini: due le persone sentite dalla Polizia stradale. Riuscire a chiarire e ricostruire quanto accaduto, capire come si è arrivati alla morte di cinque giovani in un incidente stradale, è evidentemente importantissimo. E non certo semplice sotto alcuni punti di vista. Mancherà per sempre l’apporto di chi si trovava sulla «Polo» e non ce l’ha fatta: i cinque giovani partiti dalla Valsabbia e diretti a Brescia. Quindi assumono una rilevanza fondamentale tutte le testimonianze possibili.
Quelle raccolte ieri sono certamente fondamentali. In un caso si tratta del giovane che ha prestato la «Polo» del padre all’amico, nell’altro di chi stava guidando sabato sera e ha riferito agli investigatori del tentativo di sorpasso da parte dell’auto con a bordo i cinque giovani che si sono poi schiantati contro il pullman. La polizia stradale del distaccamento di Salò che da sabato sera è impegnata nella ricostruzione dell’incidente ha quindi avuto un’altra giornata di lavoro molto intenso. La questione della macchina prestata assume certamente un grande rilievo in tutta la vicenda. Perché è stata prestata a una persona che non aveva la patente, come tutte le altre sulla vettura. E questo, evidentemente è stato l’aspetto che ha richiesto il maggior impegno, in fase di approfondimento, durante l’interrogatorio del giovane.
L'AMICO: «ERO CERTO CHE AVESSE LA PATENTE»
«Ero certo - ha risposto - che avesse la patente, mi aveva detto che l’aveva presa». Una risposta che è stata quindi chiarita con altre dichiarazioni: «Non potevo immaginare il contrario, anche alla luce del fatto che io e gli amici gli avevamo prestato l’auto più volte». E ancora: «Da oltre un anno lo vedevo guidare in paese». Una deposizione importante con elementi che vanno nella direzione di una certezza del giovane d’aver agito in buonafede. Un gesto in ogni caso, quello dell’auto prestata che gli rimarrà dentro per sempre, pur non potendo minimamente immaginare quando l’ha compiuto, quello che sarebbe successo. Non è indagato.
LA TESTIMONIANZA DELL'AUTOMOBILISTA
Sempre ieri è stato sentito il conducente della vettura che è stata sorpassata dalla «Polo». Si tratta di un bresciano. C’è una velocità a cui stava viaggiando, elemento d’inevitabile importanza nella ricostruzione della vicenda. Ma anche altro. «Stavo andando - ha riferito - a 70 all’ora, mi hanno fatto i fari. Correvano». Questo, l’inizio della fine. Poi «hanno cercato di sorpassarmi, il pullman si è spostato per evitare l’incidente, ma non ce l’ha fatta». Infine, il terribile schianto. La tragedia che si è portata via Salah Natiq, Dennis Guerra, Irene Sala, Imad El Harram, Imad Natiq è ora nel fascicolo aperto dalla procura di Brescia contro ignoti per omicidio e lesioni stradali. Titolare delle indagini è il pm Antonio Bassolino.
Tutto fino a questo momento è riconducibile alla ricostruzione fatta sin dalle prime ore. Quella di un viaggio con due auto su cui si trovava una decina di amici. C’erano la Polo prestata e l’altra su cui viaggiava il giovane che aveva lasciato la prima agli amici. «Ho mal di testa» avrebbe detto, prima di salire sulla vettura e lasciare che un altro guidasse quella del padre. Le due auto si sono dirette verso Brescia per raggiungere un locale. Un viaggio che sarebbe terminato quindi pochi chilometri dopo il luogo in cui è avvenuto lo schianto.
LA RICOSTRUZIONE DELLA DINAMICA
È andata diversamente. All’altezza della semicurva sul cavalcavia della 45 bis è avvenuta la tragedia, secondo quanto emerso dai rilievi della Stradale di Salò e dalle parole del conducente dell’autobus. Ricostruzioni che sostanzialmente portavano alla medesima conclusione: il sorpasso. Sugli aspetti legati alla velocità ci sono innanzitutto le condizioni in cui è stata ridotta la vettura dall’impatto, con il motore a diversi metri dalle lamiere contorte della «Polo». Tutto tragicamente e terribilmente chiaro sin dalle prime fasi degli accertamenti svolti la sera di sabato, fino a notte inoltrata. A cui ieri si sono aggiunte le due importanti testimonianze. •.

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