Sul reparto Covid
i venti di guerra
dei medici del Civile

Il dg del Civile Marco Trivelli con l’assessore Giulio Gallera
Il dg del Civile Marco Trivelli con l’assessore Giulio Gallera
Il dg del Civile Marco Trivelli con l’assessore Giulio Gallera
Il dg del Civile Marco Trivelli con l’assessore Giulio Gallera

Eugenio Barboglio C’è fermento al Civile intorno al reparto Covid alla scala 4, quello voluto dalla Regione e i cui lavori dovrebbero partire dopo Pasqua. Il Pirellone lo ha annunciato, ma non ha trovato tappeti rossi da parte del corpo dei medici. Al contrario. Dopo la presa di posizione del consiglio dell’Ordine dei medici, anche nell’Unità di crisi Covid, che si è riunita l’altro ieri in Direzione generale, è emerso un fronte robusto contrario al reparto. E ad incarnarlo sono medici di primissimo piano, direttori di dipartimento, tra le eccellenze del Civile. Il reparto Covid insomma non convince anche molte figure apicali, oltre che una cerchia ampia di medici. Le perplessità sembrano trasversali a universitari e ospedalieri, cosa che non è scontata. Oggi si riunisce il Collegio dei primari ospedalieri, organismo pure questo di vertice, anche se non ufficiale. Domani toccherà al Consiglio dei sanitari, base più ampia e rappresentato da tutte le categorie sanitarie, dai medici ai fisioterapisti. Lo presiede il direttore sanitario Camillo Rossi. Il collegio aveva già chiesto una decina di giorni fa di riunirsi, quando in realtà non si era ancora affacciato il progetto regionale alla scala 4. Tema che invece sarà al centro dell’incontro di domani alle 16.30 in sala Montini. Ma stando ad indiscrezioni, c’è un vasto fronte che vede nel reparto Covid molti più «contro» di quanti sarebbero i «pro». Il timore principale, lo si è scritto martedì e lo ha scritto l’Ordine dei Medici di Brescia, è per le garanzie di isolamento dei malati Covid che avrebbero una collocazione interna alla struttura dell’ospedale, in un reparto ad hoc, funzionante nei mesi a venire. L’altro aspetto critico è il rischio che il rilancio del Civile possa essere rallentato proprio dalla presenza dei contagiati, mentre molti altri ospedali potranno rapidamente tornare alla vita normale. L’ALTRO TEMA legato al nuovo reparto che potrà essere oggetto di dibattito è quello del personale. Il reparto alla scala 4 è, secondo il progetto regionale, dotato di 180 posti letto. Un numero di degenti che avrà bisogno di un numero significativo di medici, infermieri e Oss. Per farsene un’idea, attualmente una sezione di Medicina con 26 letti (al Covid sono state dedicate 6 sezioni su 7) necessita di circa 5 medici, altrettanti specializzandi, di una ventina di infermieri oltre che di una dozzina di altri operatori sanitari. Più di quaranta persone, da moltiplicare almeno per sei in scala 4. Il personale è un tema all’ordine del giorno anche dell’emergenza. Cioè anche del qui ed ora. Attraverso la Protezione Civile sono arrivati a Milano 19 tra medici e infermieri che Brescia sperava potessero essere inviati qui. In realtà, dalla Regione non è arrivata nessuna indicazione precisa, se non quella generica che una quota potrebbe essere diretta negli ospedali bresciani. La Rianimazione realizzata nel corridoio tra la terza e la quarta scala, lungo il piano quarto, è chiusa proprio in attesa di personale (oggi il Civile può contare su 4 Rianimazioni, di cui 3 completamente dedicate al Covid). Della quota di cui parla la Regione non si sa nulla. Il sindaco Del Bono si è messo in contatto con il ministro Boccia alla ricerca di altre strade per avere personale per il fronte anti Covid. Boccia ieri gli ha comunicato la volontà del Governo di inviarne 20 tra medici e infermieri. Arriverebbero domani. Del Bono ha informato l’Ats e il prefetto Visconti. «Siamo in attesa dell’autorizzazione della Regione» dice. Intanto, moto dura nei confronti della gestione del Coronavirus della Regione è la Fromceo, la federazione degli ordini professionali medici della Lombardia. Che ha messo in fila «i 7 errori nella gestione dell'emergenza coronavirus in Lombardia che hanno prodotto la situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra regione, anche rispetto a realtà regionali vicine». Sotto accusa una «evidente assenza di strategie relative alla gestione del territorio» e «l'interpretazione della situazione solo nel senso di un'emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un'emergenza di sanità pubblica», in un contesto in cui «la sanità pubblica e la medicina territoriale - sostengono i firmatari del documento - sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra regione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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