La sentenza

Autovelox, la Cassazione: «Non basta siano autorizzati, omologati o multa nulla»

di Paolo Mozzo
Un ricorso vinto da un automobilista trevigiano apre la via
Controlli. L'autovelox installato a Venera di Sanguinetto
Controlli. L'autovelox installato a Venera di Sanguinetto
Controlli. L'autovelox installato a Venera di Sanguinetto
Controlli. L'autovelox installato a Venera di Sanguinetto

Unica certezza: l’alta probabilità di caos. Stando ad una recente sentenza della Cassazione, con cui è stato accolto il ricorso di un automobilista trevigiano contro la sanzione irrogata per mezzo di un autovelox, «omologazione» o «autorizzazione» dello strumento fanno la differenza.

Nel primo caso non c’è discussione: si paga e stop. Nel secondo, sulla scia della decisione dei giudici, si potrebbe aprire una falla nel sistema di vigilanza video-elettronica, con ottime possibilità di dare la stura a migliaia (o multipli per decine) di opposizioni per via giuridica. Il Codice della Strada, in fase di revisione, non aiuta granché: il testo passato al Senato equiparava i due termini, avallando l’interpretazione da sempre data per assodata dal ministero dei Trasporti. Alla Camera, però, quel passaggio è sparito. Strada spianata dunque per cancellare, a raffica, le multe?

Torri e Sanguinetto

In quel di Treviso il sindaco Mario Conte, si riserva di «analizzare a fondo la sentenza» ma paventa annullamenti generalizzati: «Impendendo così di limitare la velocità e garantire la sicurezza sulle strade». Torri del Benaco e Sanguinetto, ai due estremi della provincia veronese, dove gli autovelox si sono guadagnati nel tempo una certa (cattiva?) fama ed un discreto carico di polemiche, sono i territori spia di una situazione al momento piuttosto confusa.

Entrambi i dispositivi di controllo sono infatti «autorizzati», non però «omologati». Come quasi tutti nel Veneto. È perplesso «ma per nulla preoccupato» il sindaco di Sanguinetto, Daniele Fraccaroli: «Polemiche inutili, a fronte di un’interpretazione che solitamente, finora, era stata piuttosto univoca». Solo che nel frattempo rischiano di fioccare i ricorsi: «Un paio li abbiamo persi di fronte al Giudice di Pace, ora abbiamo sei mesi per opporci.

Ma alla fine ne vale la pena? Il nuovo Codice della Strada chiarirà le cose, la questione dei “sinonimi“: dopo il voto europeo», profetizza usando il fiuto politico, «si definiranno anche questi aspetti». Intanto il fronte automobilistico contesta ai Comuni «rei di trappola autovelox» la brama di riempire le casse. Fraccaroli non ci sta: «Un conto è piazzare lo strumento in mezzo ai campi. Ma noi, come il Comune dell’alto lago, tuteliamo un centro abitato, dove vige il limite dei 50 chilometri orari. Ma allora perché abbiamo dovuto sanzionare anche passaggi a 120?».

Vocabolario

Resta il nodo legato alle parole: «approvazione» equivale a conformità ad alcuni criteri; «omologazione» indica invece la riproducibilità in serie del dispositivo. Un guazzabuglio tecnico-semantico da cui non è chiaro come uscire, né tantomeno con quali costi. Salvo chiarimenti dal nuovo Codice della Strada.

Esulta intanto Alessia Ambrosi, deputata di Fratelli d’Italia, «vittima» più volte dell’autovelox di Pai, con la cui amministrazione, guidata da Stefano Nicotra, ha spesso polemizzato. «Formidabile vittoria di chi, come noi, si è opposto a queste macchine mangiasoldi illegittime, che rischiano di mandare sul lastrico tanti cittadini», commenta sulla scia della sentenza della Cassazione.

«Un conto è la sicurezza stradale, sacrosanta. Altro è “spremere“ per fare quadrare i bilanci dei Comuni». Dunque: «Sì ad efficaci forme di dissuasione ma non assurdamente vessatorie». La chiosa, in attesa che dal Parlamento venga la risposta chiarificatrice tradotta in norma del Codice della Strada, la mette il sindaco Fraccaroli: «Vogliamo renderci conto di come si deva guidare, tutti, più piano?». Utopia? Meno sanzioni, risparmio di costi amministrativi, zero polemiche, meno lacrime. Il proverbiale «sano e lontano».

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