Prevenzione e ricerca

Al Civile un ambulatorio unico per i pazienti con microcitoma polmonare

di Michela Bono
Approccio integrato tra oncologo clinico e oncologo radioterapista per di valutare insieme e più rapidamente un paziente affetto da questa neoplasia
Relazione Il progetto è stato illustrato all’ospedale Civile
Relazione Il progetto è stato illustrato all’ospedale Civile
Relazione Il progetto è stato illustrato all’ospedale Civile
Relazione Il progetto è stato illustrato all’ospedale Civile

Al Civile si chiude il primo anno del progetto dedicato al microcitoma polmonare, tumore molto aggressivo che, nonostante sia in calo nei paesi occidentali, a Brescia non accenna a diminuire. Un fatto che può essere letto in più modi, spiega Salvatore Grisanti, oncologo: se la causa primaria è il fumo, gioca un ruolo importante anche l’inquinamento e l’esposizione a sostanze nocive. Vero è, specifica il collega della radiologia oncologica Paolo Borghetti, che il fatto stesso di aver avviato un piano dedicato a diagnosticare questa patologia, fa sì che i casi intercettati aumentino.

Il progetto è un unicum nel panorama nazionale e, grazie al supporto di Roche Italia e dell’università, unisce più ambiti, in particolare Radioterapia e Oncologia.

Le finalità

«L’obiettivo è ottimizzare la gestione di un paziente offrendo in un’unica visita più referenti, così che il trattamento sia tempestivo e più efficace». Per chi scopre di avere un microcitoma, infatti, parte una corsa contro il tempo perché il deterioramento è rapidissimo.

«Con questo progetto vogliamo cambiare l’atteggiamento rinunciatario che prima si aveva al cospetto di una malattia tanto grave» rimarca Borghetti. Se è vero che il microcitoma è il tumore con la più alta mortalità – la sopravvivenza a 5 anni è solo del 5% - già il fatto di riuscire a diagnosticarlo in fretta può giocare un fattore importante, così come l’approccio combinato tra più specialisti.

«Parliamo di una malattia senza progressi terapeutici, con chemioterapici fermi a 30 anni fa – ricordano ancora i medici -; la principale innovazione è l’immunoterapia, che finalmente ha cambiato lo scenario e ha fatto guadagnare qualcosa in più, anche in termini di attenzione a questa patologia, a lungo trascurata». Questa è la vera novità: un approccio che permetta di conoscere meglio il nemico creando una casistica efficace in termini statistici.

«Abbiamo sempre avuto pochissimo materiale biologico da studiare perché è un tumore che in genere non viene operato e non esistono registri. Sappiamo solo che è la forma più aggressiva del tumore al polmone e rappresenta circa il 12/15% delle neoplasie polmonari. È la seconda neoplasia in entrambi i sessi dopo quella alla prostata per i maschi e al seno per le femmine. Al Civile dal 2017 sono circa 300 i pazienti con microcitoma. Una particolare nicchia che necessita un’attenzione maggiore. L’obiettivo è continuare con un percorso di osservazione più profondo che porti a conoscere meglio la malattia.

Suggerimenti